E se le previsioni sulla crescita economica nel lungo periodo fossero sottostimate?

Uno studio dell'Università di Yale svela i possibili effetti sul clima e lancia un monito: l’incertezza sull’andamento del Pil sarebbe più significativa rispetto a quanto fino ad ora ipotizzato da economisti e scienziati nelle loro analisi

E se le previsioni sulla crescita nel lungo periodo fossero sottostimate?

Prima la grande recessione e la celebre frase della regina Elisabetta II in visita alla London School of Economics nel novembre 2008: “Professori, perché non avete previsto la crisi?” Poi è arrivata la ripresa economica. Ma già si avventano dubbi sui prossimi anni, per i quali la prospettiva sarebbe quella di una nuova flessione globale.

L’incertezza più ampia, tuttavia, è un’altra: quanto crescerà l’economia mondiale nei prossimi decenni? Il dato è sconosciuto, seppur sia strategico anche per determinare la portata del cambiamento climatico globale nel nostro secolo.

Adesso un nuovo studio della californiana Yale University lancia un monito: la volatilità sarebbe più significativa rispetto a quanto fino ad ora ipotizzato da economisti e scienziati nelle loro analisi. In altri termini, secondo questo scenario l’economia mondiale potrebbe crescere nel 21° secolo più di quanto supposto.

L’analisi prevede un aumento annuo del 2,1% del Pil procapite per la fine del secolo con una deviazione standard – che è un indice di dispersione statistica - di 1,1 punti percentuali. “Questa è una scoperta preoccupante”, spiega Kenneth Gillingham, co-autore dell’articolo e professore a Yale.

Comprendere le traiettorie possibili per la crescita diventa un fattore chiave per progettare politiche strutturali capaci di sviluppare la resilienza al cambiamento climatico. “L’implicazione è che se produciamo e consumiamo di più, dobbiamo presumere che i tassi di emissione cresceranno più velocemente di quanto pensassimo”, conferma Peter Christensen, co-autore dello studio e assistente presso l’Università dell’Illinois.

In termini concreti, c’è una probabilità del 35% che le emissioni di anidride carbonica superino quelle previste anche negli scenari più severi. Se ciò fosse confermato, le stime adottate dal Gruppo intergovernativo Onu e da gran parte della ricerca scientifica rischierebbero di essere inattendibili. E cosa ne sarebbe dell’Accordo di Parigi che su quelle previsioni è basato?

Molto dipenderà dai paesi che ora spingono la crescita mondiale. E da cosa accadrà agli Stati Uniti, ancora prima economia al mondo ma che potrebbe cedere presto il testimone alla Cina. Secondo l’analisi di Yale, il Pil globale vivrà nei prossimi decenni una nuova fase di incremento. Le incertezze, tuttavia, sono più grandi di quanto si potesse immaginare. Se ne dovrebbe tenere conto nelle politiche per il clima: è questo il messaggio dei due economisti. Si tratta di una sfida a lungo termine, che dipende anche dalle scelte di oggi.

Articolo pubblicato in precedenza su La Stampa - Tuttogreen

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