Tod’s, l’inchiesta si allarga: tre manager indagati per caporalato. La Procura chiede lo stop alle pubblicità per sei mesi

Il maxi-fascicolo della Procura di Milano: dall’omesso controllo al sospetto di dolo nella filiera produttiva cinese

Tod’s, l’inchiesta si allarga: tre manager indagati per caporalato
Palazzo di Giustizia (Milano)

Nuovo capitolo nell’indagine sul presunto sfruttamento del lavoro negli opifici cinesi collegati alla filiera produttiva di Tod’s. Tre manager del gruppo – Simone Bernardini, Mirko Bartoloni e Vittorio Mascioni – risultano indagati per caporalato, mentre la società è stata iscritta nel registro degli indagati ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. L’indagine, nata mesi fa, era già sfociata nella richiesta di amministrazione giudiziaria per il gruppo, per presunti omessi controlli sui subfornitori.

La Procura: non solo omissioni

Il pubblico ministero Paolo Storari ora alza il tiro. Secondo quanto emerge dalla sua richiesta al gip di una interdittiva di sei mesi dalla pubblicità dei prodotti Tod’s, non si parlerebbe più solo di responsabilità omissive ma anche di ipotesi dolose.

Gli inquirenti sostengono che i vertici aziendali non avrebbero considerato diverse ispezioni e gli audit condotti in sei opifici tra Lombardia, Marche e Puglia, che segnalavano numerosi indici di sfruttamento: orari estenuanti, retribuzioni irregolari, scarsa sicurezza e persino condizioni alloggiative degradanti per i lavoratori.

Una battaglia tra procure: Milano o Ancona?

La vicenda ha imboccato anche un sentiero procedurale complesso. La Procura milanese aveva chiesto l’amministrazione giudiziaria già nel dicembre 2024, ma è sorta una disputa sulla competenza territoriale. Ora la parola è alla Cassazione, chiamata a stabilire se il procedimento debba restare a Milano o essere trasferito ad Ancona.

Nel frattempo, il pm Storari ha depositato un atto di 144 pagine chiedendo lo stop alle campagne pubblicitarie Tod’s per sei mesi. La decisione finale spetta al giudice Santoro, dopo l’udienza del 3 dicembre.

Le accuse: manodopera sfruttata e ignorati gli allarmi

Secondo la Procura, la manodopera cinese impiegata negli opifici avrebbe lavorato in condizioni di sfruttamento, producendo in particolare le divise dei commessi e alcune componenti delle tomaie del brand.

Gli audit commissionati da Tod’s a un certificatore esterno tra il 2023 e il 2024 avrebbero già evidenziato “gravi violazioni”, ma gli esiti – sostiene l’accusa – sarebbero stati ignorati. Il quadro, secondo gli inquirenti, mostrerebbe la “piena consapevolezza” dell’azienda.

La replica di Tod’s

La posizione della maison resta netta. Già lo scorso ottobre Diego Della Valle aveva respinto le accuse: “Il nostro è un gruppo rispettato nel mondo. Facciamo dei valori etici una bandiera”.

Dopo il rigetto della Cassazione del ricorso di Storari, Tod’s commenta così la nuova iniziativa del pm: “La società sta esaminando con tranquillità il materiale prodotto, presentato con preoccupante tempismo”.

Fonte
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