
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si sposta sul terreno dei metalli strategici. Pechino ha imposto nuove restrizioni sull’export delle terre rare e dei supermagneti che le contengono — componenti essenziali per la produzione di auto elettriche e non solo. Il risultato? Diverse fabbriche in Europa sono già ferme, e molte altre rischiano lo stop entro un mese. A lanciare l’allarme è la Clepa, l’associazione europea dei fornitori del settore automotive.
Gli effetti si fanno sentire anche negli Usa
Anche oltreoceano la situazione è critica. Ford ha dovuto sospendere per una settimana la produzione del SUV Explorer a Chicago, mentre le principali associazioni industriali statunitensi hanno scritto a Washington chiedendo un intervento urgente per sbloccare l’export cinese. Senza terre rare – dicono - non si possono realizzare componenti chiave come cambi, sensori, motori e batterie.
Diplomazia al lavoro, ma le imprese non possono aspettare
Il rinnovamento delle licenze da parte della Cina procede a rilento. Solo il 25% delle richieste europee è stato accolto, mentre centinaia sono ancora in attesa o respinte per cavilli burocratici. Secondo la Camera di commercio Ue in Cina, il problema è più amministrativo che politico, ma resta il nodo delle richieste di dati sensibili che potrebbero violare la proprietà intellettuale.
Il caso Germania e l’allarme globale
Il monito arriva anche dalla Germania: se la situazione non cambia, la produzione auto sarà a rischio. Anche l’India si muove: l’associazione dei costruttori ha chiesto al governo Modi di avviare un dialogo diretto con Pechino. Intanto, MP Materials, l’unico produttore di terre rare attivo negli Usa, aveva già previsto il blocco delle fabbriche a partire da giugno.
La guerra dei dazi si allarga
Il nuovo fronte della guerra commerciale non è solo tra acciaio e alluminio. Pechino ha inserito sette metalli strategici tra quelli soggetti a rigide restrizioni, controllando circa il 70% dell’estrazione globale e il 90% della lavorazione. Uno squilibrio pericoloso che rischia di rallentare non solo l’automotive, ma anche difesa e tecnologia.
La corsa contro il tempo dell’industria europea
Secondo Clepa, le aziende europee stanno esaurendo le scorte e se non arriveranno risposte concrete entro 3-4 settimane, molte linee produttive saranno costrette a chiudere. Mentre sale la pressione, l’industria europea chiede a Bruxelles di trovare soluzioni strutturali per ridurre la dipendenza dalla Cina in settori chiave per la competitività del continente.