
Nelle rovine radioattive di Chernobyl, in Ucraina, tre cani randagi dal mantello blu brillante sono diventati virali. Il video, diffuso dall’organizzazione Dogs of Chernobyl, ha acceso l’immaginazione di milioni di utenti e attirato l’attenzione della comunità scientifica. Tuttavia, l’autenticità delle immagini resta incerta: non si conosce la data o il luogo esatto delle riprese, e alcuni esperti sospettano manipolazioni digitali o l’uso di intelligenza artificiale.
“Forse sostanze chimiche, non radiazioni”
Secondo i volontari dell’organizzazione — affiliata alla fondazione non profit Clean Futures Fund — i cani potrebbero aver avuto contatto con sostanze chimiche presenti nel suolo o nei resti industriali della zona. Il portavoce ha spiegato: “Non sappiamo esattamente cosa sia successo, ma sembrano in buona salute. Probabilmente si sono sporcati con un materiale chimico o pigmentato”.
Una possibilità concreta, visto che nell’area sono ancora presenti residui di rame, solfati o vernici industriali, capaci di tingere il pelo di sfumature blu-verdi senza necessariamente compromettere la salute.
Chernobyl, un laboratorio evolutivo a cielo aperto
Dal 2017 il progetto Dogs of Chernobyl si occupa di circa 700 cani randagi nella zona di esclusione, discendenti degli animali domestici abbandonati durante l’evacuazione del 1986.
Oltre a fornire cure e sterilizzazioni, il programma raccoglie campioni genetici per comprendere come la vita animale si sia adattata a decenni di contaminazione ambientale.
Mutazioni e resilienza: cosa dice la scienza
Uno studio pubblicato su Science Advances nel 2023 ha analizzato il DNA di oltre 300 cani selvatici di Chernobyl, rivelando differenze genetiche significative rispetto a quelli che vivono fuori dall’area. Secondo la genetista Elaine Ostrander, questi animali rappresentano “una popolazione geneticamente distinta, un esempio unico di adattamento in un ambiente tossico”.
Nel 2024, nuove ricerche hanno individuato centinaia di variazioni genetiche potenzialmente legate all’esposizione a contaminanti ambientali, alimentando il dibattito sull’evoluzione accelerata di queste popolazioni.
Oltre il mistero: la natura riconquista Chernobyl
Al di là del colore dei cani, la zona di esclusione è oggi un ecosistema sorprendentemente vitale. Lupi, cavalli, uccelli e anfibi prosperano dove l’uomo non può più vivere. Come spiega il biologo Germán Orizaola, “la biodiversità di Chernobyl è ampia e stabile: i livelli attuali di radiazione non mostrano effetti negativi significativi sulle popolazioni animali e vegetali”. Un paradosso affascinante: in uno dei luoghi più contaminati del pianeta, la vita ha trovato un nuovo equilibrio.
Il fascino dei cani blu
Che si tratti di pigmenti chimici, suggestioni digitali o un semplice gioco di luci, i “cani blu” restano il simbolo di un luogo dove natura e scienza si intrecciano in modo misterioso.
Come ha dichiarato Ostrander: “Pensare a famiglie di cani che vivono accanto a combustibile nucleare esausto è incredibile. È la prova della resilienza straordinaria del cane come specie”.






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