
A oltre tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’idea di un possibile ritorno del gas russo in Europa tramite Nord Stream non è più tabù. Alcuni membri del governo tedesco, in particolare della Cdu, rilanciano l’ipotesi di riparare i gasdotti danneggiati nel 2022 e riprendere le forniture. Il premier della Sassonia, Michael Kretschmer, ha parlato apertamente di un ritorno al 20% del fabbisogno tedesco coperto dalla Russia.
Washington e Mosca, interessi comuni?
Secondo fonti internazionali, tanto gli Stati Uniti quanto la Russia avrebbero interesse a far ripartire Nord Stream. Alcuni investitori statunitensi sarebbero pronti ad acquistare la società che gestisce il gasdotto Nord Stream 2, fungendo da intermediari tra Gazprom e le utility europee. Anche Mosca ha confermato contatti con Washington. Ma tutto questo rischia di scontrarsi con la linea dura dell’Ue.
L’Unione Europea dice no
La Commissione europea intende bloccare definitivamente l’utilizzo dei Nord Stream come parte delle nuove sanzioni contro la Russia. Bruxelles ha ribadito l’obiettivo: azzerare le importazioni di gas russo entro il 2027 e vietare nuovi contratti già dal 2025. Qualsiasi riapertura sarebbe letta come un indebolimento della posizione europea contro Putin.
Pressioni interne: il peso dell’industria
Ma la tentazione del gas russo resta forte. Il colosso chimico tedesco Basf e l’Associazione dell’industria chimica tedesca denunciano gli alti costi dell’energia e chiedono soluzioni urgenti. Ma c’è anche chi mette in guardia: la Germania ha già dimostrato di poter sopravvivere senza il gas di Mosca. Tornare indietro significherebbe ammettere che le sanzioni non sono credibili.
Un’opzione tecnicamente complessa e politicamente esplosiva
Oltre agli ostacoli politici, ci sono quelli tecnici: il gasdotto Nord Stream 2 non è mai stato certificato dalla Germania e servirebbero interventi di riparazione significativi. Secondo alcuni esperti, anche se qualcosa dovesse riattivarsi, si tratterebbe al massimo del 50% delle forniture pre-guerra.
L’Europa di fronte a una scelta di principio
Il ritorno del gas russo non è solo una questione energetica, ma simbolica. Cedere ora, dal punto di vista di Bruxelles, sarebbe un segnale di resa di fronte all’aggressione russa in Ucraina.