Sanità, l’Italia spende meno degli altri Paesi avanzati. E il divario continua a crescere

Secondo l’Ocse, nel 2024 il nostro Paese investe nell’assistenza appena l’8,4% del Pil: molto meno di Germania, Francia e Spagna. Peso elevato delle spese private e rischio maggiore per le famiglie

Sanità, l’Italia spende meno degli altri Paesi avanzati

L’Italia continua a rimanere indietro nella spesa sanitaria rispetto alle principali economie avanzate. Gli ultimi dati Ocse mostrano che nel 2024 Roma ha destinato solo l’8,4% del Pil alla sanità, pari a 5.164 dollari pro capite. Una cifra significativamente inferiore rispetto ai partner europei: Germania 12,3%, Francia 11,5%, Spagna 9,2%.

Sanità pubblica forte, ma non abbastanza

La spesa sanitaria complessiva si divide in due blocchi: quella pubblica (o obbligatoria) e quella privata, tra assicurazioni volontarie e pagamenti diretti delle famiglie. In Italia, il 74% della spesa è pubblica – circa 6,3% del Pil – mentre solo il 2% deriva da assicurazioni private. Ma un dato preoccupa: ben il 24% della spesa sanitaria è a carico diretto dei cittadini, cioè 2,2% del Pil.

Germania e Francia: meno costi per le famiglie

Il confronto europeo parla chiaro: Germania e Francia non solo spendono di più, ma dipendono molto meno dai pagamenti privati diretti. Questo significa che i sistemi sanitari di Berlino e Parigi proteggono maggiormente i cittadini dai costi imprevisti legati alla salute. In Italia, invece, l’impatto sulle famiglie resta elevato e rischia di aumentare, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione e crescente domanda di cure.

Italia ultima per spesa, prima per vulnerabilità?

Con un livello di investimento basso e una crescente quota di costi a carico delle famiglie, l’Italia rischia di vedere aumentare disuguaglianze nell’accesso alle cure.
Una dinamica che, secondo molti analisti, impone una riflessione urgente sulle strategie di finanziamento della sanità pubblica e sul ruolo delle assicurazioni integrative per evitare un futuro di “sanità a due velocità”.

Fonte
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