Marchigiano, 51 anni, ingegnere meccanico con dottorati in Ingegneria applicata robotica e misure meccaniche conseguiti tra Ancona, Padova e Londra, responsabile dell’Unità di robotica industriale dell’Istituto italiano di tecnologia. Si chiama Ferdinando Cannella ed è il padre dei robot che si prenderanno cura del Ponte San Giorgio.
La richiesta iniziale era di progettare due robot (dotati di bracci telescopici) per pulire i pannelli fotovoltaici e le barriere di protezione. Cannella è andato oltre. “Se serviva una coppia di robot per fare pulizia, perché non aggiungerne un’altra per le ispezioni, in grado di documentare lo stato di ogni centimetro quadrato del ponte e mantenerne documentazione, in modo da cogliere in fase embrionale i segni del degrado? – spiega Cannella -. Le rotaie avremmo dovuto comunque installarle, il meccanismo è lo stesso: cabina e braccia telescopiche. Così da 2 robot si è passati a 4”.
I robot, inoltre, hanno un’impronta ecologica: “Per pulire pannelli e vetrate sono in grado di sfruttare l’acqua piovana. E in caso di lunghi periodi di siccità interverranno con soffi d’aria”.