Siemens e il futuro del tech secondo Peter Koerte: “Fine della globalizzazione, ora serve un’industria intelligente e glocal”

Difesa, intelligenza artificiale, metaverso industriale e smart glasses: il CTO globale di Siemens disegna lo scenario del futuro tra sfide energetiche e ottimismo tecnologico.

Siemens e il futuro del tech secondo Koerte: “Fine della globalizzazione”
Peter Koerte

Peter Koerte, chief technology officer globale di Siemens, non ha dubbi: la globalizzazione è finita, ma non il progresso. In un mondo sempre più instabile, la parola d’ordine è resilienza: “La digitalizzazione – spiega – permette di simulare fabbriche e scenari prima di costruirli. È quello che abbiamo fatto con Foxconn in Messico: l’impianto è stato operativo in soli sei mesi”.

Difesa e pharma: settori chiave per l’Europa (e per l’Italia)

Tra i comparti strategici per Siemens ci sono difesa e aerospazio, “centrali per il futuro dell’Europa” secondo Koerte. Ma anche scienze della vita, pharma e costruzione di macchinari, aree in cui l’Italia può giocare un ruolo da protagonista. “Abbiamo acquisito un’azienda da 5 miliardi per accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci”, racconta. E le PMI italiane? “Sono l’anima manifatturiera dell’Europa. Digitalizzarle è una missione”.

Città intelligenti ed efficienti: così si abbassa l’impatto ambientale

Gli esseri umani passano il 90% del tempo in edifici che emettono il 40% dei gas serra globali. Per questo Siemens punta sull’ottimizzazione energetica: “Con i nostri sensori possiamo tagliare i consumi del 30%, senza rinunciare al comfort”. Ma anche reti elettriche intelligenti e controllo delle perdite idriche sono nel radar: “Ogni città può diventare un gemello digitale, come nel progetto Romeflex”.

Il metaverso industriale è già qui

Altro che giochi e avatar: il metaverso industriale di Siemens è un ambiente immersivo collaborativo, dove progettisti sparsi nel mondo possono interagire in tempo reale. “Riduce i tempi di produzione e aumenta la qualità. È il futuro della manifattura”.

Addio tastiere, benvenuti smart glasses

Secondo Koerte, il futuro sarà sempre più digitale e visivo: “Gli schermi verranno sostituiti dagli occhiali intelligenti, dotati di microfono e realtà aumentata. Saranno l’interfaccia più naturale tra uomo e macchina”.

AI, robot e nuovi mestieri: la rivoluzione non sarà solo operaia

L’intelligenza artificiale non colpirà solo i lavori manuali: “La prima ondata di sostituzione sarà tra i colletti bianchi, con le attività ripetitive automatizzate. Ma non è una minaccia: è un’opportunità per aumentare la produttività, anche in Europa dove il personale qualificato scarseggia”.

Europa vs Cina e Usa: chi guiderà l’innovazione?

La Cina non è più la fabbrica del mondo: è un hub di innovazione tecnologica”. Ma secondo Koerte, l’Europa deve puntare su fiducia, trasparenza e regolamentazione responsabile per restare competitiva. “Gli statunitensi hanno la can-do attitude, ma anche noi possiamo farcela. Basta cambiare approccio”.

Il nodo AI e consumi: “Serve energia verde, e investire in formazione”

Sì, l’AI consuma. Ma può anche tagliare i consumi del 30-40% e migliorare l’efficienza dei processi. “I data center cresceranno, ma dobbiamo alimentarli con fonti rinnovabili. L'Europa ha una chance se saprà investire anche sulla formazione dei talenti”.

Il ruolo dell’Europa? “Far funzionare davvero l’intelligenza artificiale”

“L’AI non è una minaccia. È una soluzione industriale”, conclude Koerte. “Se sapremo renderla affidabile, spiegabile e precisa, sarà la nostra alleata per gestire la crescita, automatizzare le fabbriche e rendere sostenibile il progresso. L’Europa può guidare questa transizione. Ma servono coraggio, visione e fiducia”.

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