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Secondo un’analisi del MIT di Boston, il boom dell’intelligenza artificiale potrebbe essere molto più fragile di quanto sembri. Il report, basato su interviste a manager e imprese, rivela che appena il 5% dei programmi di investimento in AI generativa porta benefici concreti, mentre nel 95% dei casi non si registrano ritorni significativi.
L’allarme di Sam Altman
A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato Sam Altman, CEO di OpenAI, che ha ammonito gli investitori: “C’è troppa euforia, e probabilmente molti perderanno soldi”. Un avvertimento che ricorda i toni delle grandi bolle speculative del passato.
Big Tech sotto pressione
I colossi del cloud – Microsoft, Google, Amazon e Meta – stanno spendendo cifre record, oltre 400 miliardi di dollari nel 2025, per costruire data center e infrastrutture. Ma i ricavi reali da servizi AI restano limitati. E i bilanci cominciano a soffrire.
Nvidia vince, ma fino a quando?
Finora la grande beneficiaria è stata Nvidia, che vende GPU a prezzi record grazie alla corsa all’AI. Ma se la domanda non esploderà come previsto, anche i giganti potrebbero ridurre gli acquisti, lasciando infrastrutture sovradimensionate e miliardi di dollari immobilizzati.
Boom o maxi-svalutazione?
Wall Street continua a credere nella “rivoluzione AI”, con la maggioranza degli analisti che invita a comprare titoli come Microsoft e Amazon. Ma i dubbi restano: il MIT avverte che i benefici concreti per le aziende tardano ad arrivare. La domanda è una sola: siamo davanti a una nuova età dell’oro tecnologica o a una bolla pronta a esplodere?