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A fine settembre, per due giorni, l’Afghanistan è stato tagliato fuori da Internet. La decisione, voluta dalle autorità talebane “per motivi di moralità pubblica”, ha causato la paralisi di interi settori: voli cancellati, banche ferme, dogane bloccate. Un ritorno al silenzio digitale che ha riportato il Paese indietro di vent’anni, in un isolamento che ha colpito soprattutto chi più dipende dalla rete per vivere, lavorare e comunicare.
Quando Internet diventa una necessità vitale
Oggi l’accesso alla rete non è più un lusso ma una necessità, come l’acqua o l’elettricità. È grazie a Internet che funzionano i servizi pubblici, i sistemi bancari, la sanità digitale, il lavoro da remoto. Le app di messaggistica, da WhatsApp a Telegram, hanno sostituito i vecchi SMS e sono ormai il cuore della vita sociale. Senza connessione, milioni di afghani si sono così ritrovati improvvisamente esclusi da tutto: scuola, lavoro, informazione, relazioni.
Donne ancora più isolate
Per le donne, Internet rappresenta l’unico filo con il mondo esterno. Possono studiare online, lavorare a distanza, frequentare corsi e svolgere microattività economiche. Con il blocco, tutto questo scompare. Il ministero talebano della Virtù ha già imposto restrizioni ai cybercafé, controlli sui social e limitazioni severe all’uso degli smartphone femminili. In tale contesto, con il blackout totale per due giorni, molte donne si sono ritrovate completamente isolate, cancellate dallo spazio pubblico e digitale.
Isolamento digitale, isolamento sociale
Spegnere Internet non significa solo fermare la comunicazione, ma interrompere il flusso vitale di un Paese. L’Afghanistan, già devastato da povertà e conflitti, senza internet, rischia di sprofondare in un isolamento totale. E mentre il resto del mondo corre nella direzione opposta — verso l’intelligenza artificiale, la connessione satellitare e la digitalizzazione dei servizi — Kabul, per 48 ore, è tornata indietro nel tempo, chiudendo anche l’ultima finestra rimasta aperta sul futuro.