
La Silicon Valley è tornata a vivere l’atmosfera frenetica dei primi anni Duemila, ma questa volta la posta in gioco è più alta: l’intelligenza artificiale. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, gli ingegneri e i ricercatori dei grandi laboratori di AI – da OpenAI a Google DeepMind, fino alle start-up emergenti – lavorano fino a 100 ore a settimana per sviluppare modelli sempre più potenti e competitivi.
La “corsa agli armamenti” della nuova tecnologia
Nessuno vuole restare indietro. Nel settore, ormai si parla apertamente di una “AI arms race”, una corsa agli armamenti tecnologici dove contano solo velocità e innovazione. I giganti della tecnologia, ma anche le start-up con grandi ambizioni, spingono i propri team al limite per rilasciare nuovi modelli linguistici, algoritmi predittivi e piattaforme di automazione prima della concorrenza. Chi vince questa sfida non conquista solo il mercato, ma il potere di definire le regole del futuro digitale.
Il prezzo umano del progresso
Dietro i trionfi dell’intelligenza artificiale si nasconde un costo altissimo. Molti lavoratori del settore raccontano giornate senza pause, riunioni notturne, e la pressione costante di non potersi mai “disconnettere”. “È come vivere dentro un laboratorio 24 ore su 24”, ha raccontato un ingegnere anonimo citato dal WSJ. Alcuni sviluppatori dormono negli uffici, altri si affidano a integratori e micro-sonni per resistere ai ritmi imposti dalla competizione.
Mancano competenze, aumentano gli eccessi
Il problema non è solo la cultura del “lavoro estremo”, ma anche la scarsità di talenti qualificati. Gli esperti di machine learning, data science e sicurezza dei modelli generativi sono pochissimi rispetto alla domanda. Questo squilibrio spinge le aziende a spremere al massimo i professionisti disponibili, mentre i compensi schizzano alle stelle: i migliori ingegneri AI possono guadagnare oltre 800.000 dollari l’anno, con bonus e stock option da capogiro.
Una corsa sostenibile?
La domanda ora è se questa maratona sia davvero sostenibile. Gli analisti avvertono che il rischio burnout è altissimo e che il ritmo disumano di lavoro potrebbe frenare, anziché accelerare, l’innovazione.
Intanto, la pressione aumenta: ogni riga di codice potrebbe cambiare gli equilibri globali dell’intelligenza artificiale.



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