Vladimir Putin, la vendetta dell’ex ‘anatra zoppa’. E ora l’Occidente deve sperare nella Cina

Ritorno a Monaco, dove è cominciato lo strappo tra Putin e l’occidente. A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, la Conferenza sulla sicurezza nella città bavarese riflette le divisioni internazionali e un nuovo ‘arbitro’ sulla scena globale

Putin, la vendetta dell’ex ‘anatra zoppa’

La conferenza annuale di Monaco sulla sicurezza, cominciata il 17 febbraio e partecipata da 40 fra capi di Stato e di governo e oltre 100 ministri di 96 paesi, è da alcuni considerata ‘la Davos della difesa’: i generali prendono il posto dei top manager. È anche il luogo dove sedici anni fa, nel 2007, Vladimir Putin aveva annunciato la guerra in Ucraina. Ma in pochi avevano dato peso alla parole del presidente russo, che da sette anni aveva preso il posto di Boris Eltsin.

A Monaco il presidente russo aveva attaccato il mondo unipolare governato dagli Usa dopo il crollo dell’Urss e aveva denunciato l’allargamento della Nato verso est. Come scrive Andrej Gračëv, ultimo portavoce di Michail Gorbačëv, in un libro recentemente pubblicato in Francia ‘(Le monde ne sera plus comme avant’, a cura di Bertrand Badie e Dominique Vidal), “in quel momento tutti consideravano Putin un’anatra zoppa. Il suo discorso a Monaco non è stato preso troppo sul serio”. Tanto che l’anno successivo sarebbe scoppiata la guerra in Georgia.

Dal 24 febbraio 2022, la data in cui è iniziata l’invasione dell’Ucraina, il mondo sembra cadere dal pero: si chiede cosa ci sia nella testa di Putin e quale sia la percezione del popolo russo. Secondo Gračëv, Putin ha scelto di rispondere all’incertezza dei russi posti difronte alla dissoluzione sovietica con “una mobilitazione del popolo dietro al suo leader nella battaglia per ristabilire la giustizia storica e la grandezza del paese. Diventata ufficiale, questa ideologia è stata all’origine di una svolta radicale della politica interna di Putin verso lo scontro con l’occidente. Il pragmatico, in questo modo, è diventato ideologo”.

Dal canto loro, per Gračëv, gli occidentali ai tempi della fine dell’Urss hanno commesso “un grave errore strategico” rifiutandosi di creare una struttura di sicurezza collettiva che coinvolgesse Mosca. Ora che la guerra in Ucraina sembra destinata a durare ancora a lungo l’occidente rischia di commettere un altro passo falso, stavolta con Pechino?

In assenza di Russia e Iran, non invitati, l’attenzione è concentrata su Wang Yi, il diplomatico cinese considerato uomo di fiducia del presidente Xi Jinping. Sia gli Stati Uniti che l’Europa sanno che il ruolo centrale è svolto proprio da Pechino: la Cina è il solo paese forse oggi in grado di tentare di fermare la guerra visto che la sua influenza su Mosca è cresciuta dall’inizio del conflitto, man mano che l’Europa riduceva la sua dipendenza dal gas e dal petrolio russi.

Ma la visita di Wang Yi – sottolinea la testata Politico – arriva mentre gli Stati Uniti continuano a richiamare l’attenzione sulla dipendenza economica della Germania da Pechino e un nuovo rapporto evidenzia come il deficit commerciale tedesco con la Cina sia esploso nel 2022. Tra il contenimento della crescente influenza della potenza economica cinese anche in Europa e la fine del conflitto in Ucraina l’amministrazione Biden non sembra avere dubbi: se un obiettivo esclude l’altro, allora meglio puntare sul primo.

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