
Le tensioni con gli Stati Uniti pesano sempre di più sul commercio cinese. A maggio, secondo i dati ufficiali, le esportazioni totali della Cina sono aumentate del 4,8% su base annua, segnando però un rallentamento rispetto all’8,1% di aprile. Le vendite verso gli Stati Uniti sono crollate addirittura del 34,5%, a conferma del duro colpo inferto dalle dispute tariffarie. Anche le importazioni dagli USA sono diminuite del 18,1%.
Pechino cerca nuove rotte commerciali: boom verso la Germania
Mentre cala la domanda statunitense, la Cina spinge verso nuovi mercati. Le esportazioni verso la Germania, ad esempio, sono aumentate del 21,5%. Ma la debolezza della domanda interna ha portato a una riduzione delle importazioni tedesche dell’1,3%.
Export in espansione, ma importazioni in calo: l’economia rallenta
Nel complesso, il commercio estero cinese ha comunque registrato un attivo di 103 miliardi di dollari. Ma il calo del 3,4% delle importazioni segnala che (come detto) la domanda interna rimane debole. A pesare sono anche le eccedenze produttive di alcuni settori industriali – come quello solare – che costringono la Cina a vendere all’estero a prezzi ribassati.
Crisi immobiliare e consumi bassi: cresce la pressione deflazionistica
La crisi del settore immobiliare continua a minare la fiducia dei consumatori. Gli investimenti in immobili in perdita hanno ridotto la spesa privata e colpito i bilanci di imprese e amministrazioni locali. Intanto, i prezzi al consumo sono scesi dello 0,1% per il secondo mese consecutivo, mentre quelli alla produzione sono crollati del 3,3%, segnando il calo più marcato degli ultimi 22 mesi.
Una tempesta perfetta
L’economia cinese affronta una combinazione esplosiva: calo delle esportazioni verso il principale partner commerciale, domanda interna in stallo e deflazione in aumento. Una miscela che rischia di mettere in crisi la strategia di crescita del Dragone e che alimenta le incertezze globali in un contesto già segnato da guerre commerciali, instabilità geopolitiche e crisi settoriali.