
“Lasciamo stare le variopinte cartine geografiche del risiko con cui i geopolitici di grido ci assillano da anni. La sostanza del piano americano di 28 punti per la pace in Ucraina non riguarda le regioni annesse, non verte sulle concessioni di qualche chilometro di territorio rispetto alla linea del fronte, non attiene alla tutela delle minoranze russofone nel paese. Per capire i veri snodi della trattativa, come sempre, dobbiamo occuparci di sterco del demonio. Dobbiamo seguire il denaro”. È quanto suggerisce l’economista Emiliano Brancaccio in un articolo per ‘il Manifesto’.
Poi in altro passaggio Brancaccio aggiunge: “L’ammissione dell’Ucraina nell’Ue diventa un successo effimero. Coi capitali russi ben piantati in territorio ucraino, non sarà più possibile estrometterli dagli affari. Cade così il progetto di liberismo discriminante della famigerata ‘zona di libero scambio globale e approfondita’ tra Ue e Ucraina, che puntava a tagliar fuori la Russia, e su cui i padroni europei avevano pervicacemente insistito sin dal 2007. Al punto da appoggiare la rivolta contro l’ex presidente ucraino Yanukovych, colpevole di ricercare un punto di mediazione finanziaria tra Bruxelles e Mosca”.
Infine, l’amara constatazione: “Ebbene, la mediazione alla fine è giunta, ma è tra Mosca e Washington. Possiamo considerarla la più cocente sconfitta per l’imperialismo europeo della prima ora, quello da cui tutte le tensioni dell’area sono partite”.



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