Le sanzioni e il debito estero accumulato dai paesi occidentali

C’è una pericolosa unione tra speculatori e guerrafondai. L’inflazione è alimentata dalla voglia dei profitti ai danni soprattutto dei lavoratori. La guerra alimenta tale spirale.

Emiliano Brancaccio

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Le sanzioni e il debito estero accumulato dai paesi occidentali

In merito al conflitto in Ucraina, “la questione del territorio è la più visibile, ma il massacro di civili e di giovani soldati pressoché inconsapevoli, dall’una e dall’altra parte, sta avvenendo per ragioni più profonde. Per quanto sia disturbante ammetterlo, l’Ucraina è solo una delle tante terre di confine che potevano costituire il pretesto da cui far partire un conflitto capitalistico di portata globale, che cova da tempo. Per spiegarlo, possiamo partire dalla scelta degli Stati Uniti e degli alleati occidentali di adottare misure protezionistiche presentate sotto il nome ipocrita di ‘sanzioni’, contro la Russia ma anche e soprattutto contro la Cina”. È la chiave di lettura offerta da Emiliano Brancaccio, economista e docente all’Università del Sannio, che inquadra le ‘sanzioni’ non come una conseguenza della guerra ma una loro causa.

“L’inizio delle ‘sanzioni’ americane e occidentali risale a molto prima dell’invasione russa dell’Ucraina, addirittura a prima di Trump – aggiunge -. Con l’invasione sono chiaramente aumentate. Ma inviterei a interpretarle in una prospettiva storica molto più ampia. Dagli anni del libero scambio globale gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri paesi occidentali alleati hanno accumulato un enorme debito verso l’estero, in primis verso la Cina ma anche verso la Russia e altri paesi asiatici. Da tempo gli occidentali tentano di porre rimedio a questo colossale squilibrio con chiusure finanziarie e commerciali che giustificano con varie pennellate ideologiche, non ultima la scusa di voler chiudere a regimi che oggi definiscono ‘illiberali’ ma con i quali in passato facevano affari senza tanti scrupoli. Oggi le chiamano ‘sanzioni’ ma in realtà è una continuazione del protezionismo”.

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