L’Ue si allarga o si stringe? Due mosse importanti si profilano all’orizzonte: ma sono buone idee?

Intesa Roma-Parigi-Berlino: “Un nuovo Patto di stabilità. Stop ai veti dei piccoli”. Mentre Bruxelles si muove verso l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, Italia, Francia e Germania puntano a riformare le leggi fondamentali dell’Ue a partire dall’accordo di Lisbona. Verso l’abolizione del voto all’unanimità?

L’Ue si allarga o si stringe?

Il tentativo sta prendendo corpo. L’accordo tra Italia-Francia-Germania punta ad aprire una strada. Quella di affidare alla seconda parte della legislatura europea una nuova agenda che metta al centro la riforma dei trattati europei. Compreso il Patto di Stabilità e i vecchi parametri su debito e deficit.

Dopo Mario Draghi ed Emmanuel Macron (che si è detto favorevole a “riformare i nostri testi” convocando “una convenzione per la revisione; è una proposta del Parlamento europeo e la approvo”), la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha infatti aperto alla modifica dei trattati su cui si fonda l’Ue e all’abolizione del voto all’unanimità.

“Sarò sempre dalla parte di coloro che vogliono riformare l’Ue per farla funzionare meglio. Ora tocca a noi (paesi membri, ndr) prendere la via più diretta per arrivarci. Usando tutti i limiti di ciò che possiamo fare all’interno e, sì, cambiando i trattati dove è necessario”, ha dichiarato la presidente. Per quanto riguarda il voto all’unanimità, che spesso ha bloccato le decisioni europee (basti ad esempio pensare alle difficoltà nel trovare un’intesa sulla questione delle sanzioni contro Mosca e dell’embargo delle risorse energetiche), von der Leyen ha detto che “in alcuni settori chiave semplicemente non ha più senso se vogliamo essere in grado di muoverci più velocemente. L’Europa dovrebbe giocare un ruolo maggiore, per esempio nella salute o nella difesa. E dobbiamo migliorare il funzionamento della nostra democrazia su base permanente”.

Se da un lato i big europei guardano dunque a una svolta che riduca il potere degli Stati europei minori, dall’altro continua a insistere sull’allargamento a Est dei confini comunitari, sebbene il processo non sarà probabilmente rapido. Quanto in particolare al possibile ingresso di Kiev nell’Ue, Macron ha infatti frenato l’entusiasmo: “L’Ucraina con il cuore è già membro della nostra Unione ma anche se le concediamo lo status di candidato, ed è ciò che auspico, sappiamo tutti che l’iter per l’adesione richiede diversi anni, anzi decenni, e bisogna dirlo con sincerità. Non possiamo rinunciare ai principi che sono le fondamenta di questa Europa”. Ma, al contempo, la presidente dell'organo di governo dell'Ue ha confermato che Bruxelles esprimerà un parere sull'entrata ucraina già a giugno.

È proprio questo il punto centrale. La doppia leva, ovvero la riduzione del livello di democraticità concentrando il potere decisionale nelle mani dei principali paesi e l’allargamento del numero dei paesi aderenti (la possibilità non riguarda soltanto l’Ucraina), garantirà nei prossimi decenni maggiore sicurezza e sviluppo nel Vecchio continente oppure no? E se l’obiettivo è davvero il cessate il fuoco in Ucraina, a guardare ciò che sta accadendo tra Nato-Ue-Russia non sarebbe stato preferibile in questo momento puntare a una sorta di cintura di ‘neutralità’ tra la Federazione e l’Ue?

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