Ronald, Donald: così vicini, così lontani. Trump e Putin hanno ricucito il loro rapporto?

Trump sembra aver capito che è meglio giocare su due piani: la base repubblicana è matura per un partito più isolazionista, mentre la vecchia formula reaganista può ancora essere sottoscritta dalle élite repubblicane a Washington e New York

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Nell’atteso incontro di Helsinki del 16 luglio, Trump e Putin hanno provato a ricucire i loro rapporti. “Non siamo andati molto d'accordo negli ultimi anni, ma credo che avremo un buon rapporto in futuro", ha detto Trump. Che ha, poi, aggiunto: "Il mondo ci sta osservando: è bello essere qui con te", rivolgendosi a Putin. Il presidente russo conferma le parole del leader statunitense: "I nostri contatti sono costanti, abbiamo parlato al telefono, ci siamo visti a margine di diversi eventi internazionali. Ma certamente è arrivata l'ora di confrontarci in modo più dettagliato sui nostri rapporti bilaterali e sui punti nevralgici internazionali; ce ne sono parecchi". Quanto siano autentiche le dichiarazioni rilasciate a margine dell'incontro finlandese si vedrà nei prossimi giorni.
Ronald, Donald: così vicini, così lontani
Ronald Reagan, presidente Usa dal 1981 al 1989

Il viaggio di Donald Trump in Europa è stato interpretato dai suoi sostenitori, ma anche dai critici, come "rivoluzionario". I primi gli riconoscono di aver ottenuto dai paesi Nato l'approvazione per aumentare la spesa per la difesa, gli altri di aver distrutto l'Alleanza atlantica.

L'apparenza inganna

Il paradosso è che anche Barack Obama chiese di aumentare il budget per tutelarsi maggiormente dai rischi internazionali. Lo stesso può dirsi per i rapporti con la Germania. Come Trump, il suo predecessore alla Casa Bianca aveva evidenziato ad Angela Merkel la crescente dipendenza dalla Russia a causa del gas.

Trasformazione del partito

La vera rivoluzione di Trump è un’altra. Quel ritorno alle origini del Partito repubblicano, diffidente nei confronti di stranieri, alleanze e trattati e fortemente isolazionista, è ora di nuovo realtà. E i sondaggi sembrano dare ragione al presidente Usa. Il 51% dei repubblicani ora crede che gli Stati Uniti non dovrebbero difendere gli alleati della Nato a meno che non incrementino la spesa per la difesa.

Putin, ora è un amico

Ancora più sorprendentemente, Trump sembra esser riuscito a modificare l'atteggiamento repubblicano nei confronti della Russia, fino a quando nelle settimane scorse ha chiosato: "Sai cosa? Putin sta bene, stiamo tutti bene, siamo persone". Gli elettori repubblicani ora hanno il doppio delle probabilità dei democratici di esprimere un'opinione favorevole su Putin e il 56% desidera cooperare maggiormente con Mosca.

Non è Reagan

Ad eccezione di quest’ultima estemporanea apertura lo storico sostenitore del libero scambio è ora più protezionista rispetto ai democratici. Il partito che ha celebrato l’approccio aperto agli immigrati scelto dal presidente Ronald Reagan ha ora lasciato il posto a una maggioranza che sostiene la separazione delle famiglie alle frontiere.

Doppio gioco

Ecco allora che Trump dimostra di aver capito che è meglio giocare su due piani, anziché uno: la base del partito è matura per questa rivoluzione ideologica a ritroso, mentre la vecchia formula reaganista può ancora essere sottoscritta dalle élite repubblicane a Washington e New York.

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