Perché il ‘modello Genova’ non funziona in tutto il Paese? La secolare pandemia dell’Italia

A Genova alzata l’ultima campata del ponte progettato da Renzo Piano. Neppure sullo sfondo del lockdown il cantiere si è mai fermato. Un modello (ir)replicabile? Eppure abbiamo dimostrato di essere capaci...

Perché il ‘modello Genova’ non funziona in tutto il Paese?
Il nuovo ponte Morandi

In meno di un anno si avviano verso la conclusione i lavori sulla ricostruzione del Ponte Morandi. L’ultima campata (lunga 50 metri) del nuovo viadotto è stata posizionata oggi, 28 aprile, e allineata con il resto della struttura completando così il tracciato. È stato eretto dove sorgeva il Ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone e 566 sfollati.

Dopo gli ultimi interventi, la posa del manto stradale e lo svolgimento dei collaudi, il nuovo ponte sarà aperto al traffico. Probabilmente a metà luglio. Il nuovo ponte, lungo 1.067, è stato progettato, e donato alla città, dall’architetto Renzo Piano. È costruito con una struttura mista acciaio-calcestruzzo con 18 pile in cemento armato e 19 campate.

Secondo il governatore della Liguria Giovanni Toti, il nuovo ponte “è il simbolo dell’Italia che non si arrende e l’esempio di come deve ripartire il Paese, con regole semplici, nuove, con coraggio e voglia di assumersi responsabilità”.

Quel che è accaduto a Genova rappresenta una sintesi efficace del nostro Paese, croce e delizia. Nel capoluogo ligure i lavori sono andati avanti spediti. Il pubblico (Fincantieri) e il privato (Salini) hanno cooperato efficacemente. Non solo, il Paese ha dimostrato (laddove ce ne fosse bisogno) di avere tutte le risorse necessarie per realizzare opera e infrastrutture importanti.

Ma è anche vero che l’Italia non è mai riuscita a fare sistema e a ‘esportare’ in tutto lo stivale questo modus operandi. Il Covid-19 avrà dato la scossa necessaria per consentire al Paese di superare la sua secolare pandemia?

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