La denatalità è correlata più alla ricchezza o alla povertà?

Un equivoco rischia di annullare l’effetto delle politiche sulla denatalità

La denatalità è correlata più alla ricchezza o alla povertà?

Da tempo, l‘invecchiamento demografico e, in particolare, la denatalità spinge numerosi governi a prendere misure generose per indurre le donne ad avere più figli.

Donald Trump ha promesso nuovi bonus, nel caso in cui tornasse alla Casa Bianca. In Francia, dove lo Stato già investe fino al 4 per cento del Pil nelle politiche per la famiglia, il presidente Emmanuel Macron vuole un “riarmo demografico”. La Corea del Sud sta pensando di stanziare l’impressionante cifra di settantamila dollari per ogni bambino.

Tuttavia, secondo il settimanale britannico The Economist, questi provvedimenti in forma di agevolazioni fiscali e sussidi per l’assistenza all’infanzia si basano su un equivoco.

In genere i governi pensano che la riduzione del tasso di fertilità nei paesi ricchi sia correlato alla scelta  delle donne di mettere la carriera davanti alla famiglia. Invece sono soprattutto le donne più giovani e più povere che rimandano la maternità e nel complesso fanno meno figli.

Ad esempio, nel 1994 negli Stati Uniti una donna non laureata aveva il primo figlio in media a vent’anni. Oggi due terzi delle non laureate con meno di trent’anni non hanno ancora avuto figli. Un bel problema per la sostenibilità dello stato sociale.

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