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Dopo oltre tre decenni al vertice, il Giappone non è più il maggior creditore del pianeta. Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Finanze di Tokyo il 27 maggio, nel 2024 gli asset netti esteri del paese – ossia la differenza tra quanto possiede all’estero e quanto deve al resto del mondo – si sono attestati a 533,05 trilioni di yen, pari a circa 3.730 miliardi di dollari, con una crescita annua del 12,9%.
La Germania prende il comando
A conquistare la vetta è stata la Germania, che ha chiuso il 2024 con 3.780 mld in attivi netti esteri. La Cina si posiziona terza con 3.300 mld. Berlino, grazie a una bilancia commerciale robusta e a flussi stabili di investimenti, ha quindi superato Tokyo per la prima volta dopo 34 anni.
Un cambio di rotta per il Giappone
Il sorpasso tedesco si spiega anche con l’aumento dei tassi di interesse in Giappone e con il graduale ritorno a una politica monetaria più tradizionale. Questo ha reso più attrattivi gli investimenti domestici, riducendo gli afflussi di capitali giapponesi verso l’estero e indebolendo la posizione finanziaria netta del Paese.
Investimenti mirati: focus su Usa e Uk
Nonostante ciò, le aziende giapponesi hanno continuato a investire fortemente all’estero, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, soprattutto nei settori di finanza, assicurazioni e retail. Una tendenza che potrebbe intensificarsi, ma anche cambiare direzione sotto la pressione di nuove dinamiche globali.
Trump e l’effetto dazi
Le politiche protezionistiche di Donald Trump, con nuovi dazi all’orizzonte, potrebbero spingere molte imprese giapponesi a rilocalizzare asset e produzioni negli Usa per evitare barriere tariffarie. Una strategia che influenzerà la futura composizione degli investimenti internazionali del Giappone e, di riflesso, i suoi equilibri macroeconomici.