
Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump ha rilanciato una politica economica aggressiva: chi ha un surplus con gli USA è visto come un “parassita”. L’obiettivo? Riportare la manifattura in patria e ridurre il deficit, anche a costo di incrinare storiche alleanze.
L’intesa con il Giappone
Il 23 luglio Tokyo ha siglato un accordo con Washington, in vigore dal 4 settembre, che ha ridotto i dazi sulle auto dal 25 al 15%. Meglio di niente, visto che prima erano solo del 2,5%. Per il Giappone – quarta economia mondiale e partner militare fedele – è stato un male necessario pur di non perdere l’accesso al mercato USA.
Ricatti miliardari
L’accordo non riguarda solo auto e agricoltura: Tokyo si è impegnata a investire 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma con condizioni pesantissime. I fondi devono andare nei settori scelti da Trump; il 90% dei profitti spetterà agli USA; il Giappone ha appena 45 giorni per finanziare i progetti, pena nuovi dazi. Un meccanismo che molti analisti definiscono una vera e propria estorsione diplomatica.
Il fronte asiatico ed europeo
Ora Trump vuole imporre regole simili anche alla Corea del Sud (350 miliardi di investimenti richiesti) e persino all’Unione europea. Non a caso le tensioni sono già esplose, con blitz nelle fabbriche sudcoreane in Georgia e minacce di nuovi dazi contro Bruxelles.
Una strategia a rischio
Per Trump, nel commercio internazionale non ci sono alleati, ma solo rivali da indebolire. Una visione che punta a contenere la Cina, ma rischia di isolare gli Stati Uniti e destabilizzare l’intero Occidente.