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Secondo il United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), la produzione illegale di cocaina ha raggiunto nel 2023 3.708 tonnellate, un +34 % rispetto al 2022. Il numero di consumatori globali è salito a 25 milioni nel 2023 (da 17 milioni di dieci anni prima). Questo boom alimenta un giro d’affari che viene stimato ben oltre i 500 miliardi di euro/anno, se si considerano produzione, traffico e ricavi.
Le strutture del traffico: dal Sudamerica all’Europa
I grandi player non sono cambiati ma operano con modalità rinnovate: la ‘ndrangheta italiana resta fra i principali importatori in Europa, delegando sempre più la logistica all’America Latina e ad attori secondari come gruppi albanesi.
I cartelli messicani continuano a svolgere un ruolo chiave nei flussi verso USA e Europa.
Parallelamente, reti emergenti in Sudamerica, Africa e Asia ampliano i canali: la logistica marittima, i container “infettati”, e le rotte via banana o frutta dall’Ecuador sono diventati significativi.
Europa: porta d’ingresso e grande mercato
L’Europa è al centro della catena globale: porti come Anversa (Belgio) detengono record di sequestri — 123 tonnellate nel 2023 – pari a oltre il 70% del totale europeo. Nel frattempo, le mafie europee e del Balcani occidentali stanno assumendo un peso crescente.
Il ruolo di gruppi internazionali e sinergie criminali
Organizzazioni brasiliane come il Primeiro Comando da Capital (PCC) e il “Comando Vermelho”, insieme a reti albanesi, messicane e sudamericane, collaborano nella supply-chain globale: produzione, trasporto, distribuzione. La diversificazione dei canali consente loro di resistere anche in caso di grandi interventi repressivi.


 
				
			 
 
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