La Cina è il nuovo banchiere globale: ecco quanti soldi presta al mondo (ricco e povero)

Un nuovo report svela l’estensione reale dell’influenza finanziaria di Pechino

La Cina è il nuovo banchiere globale
Pechino

La Cina è diventata uno dei maggiori creditori del pianeta, ma capire quanto e a chi presti davvero resta un esercizio complesso. Ora un nuovo studio prova a fare luce sull’enorme rete di finanziamenti costruita da Pechino negli ultimi vent’anni.

Un database unico al mondo: oltre 30mila progetti censiti

Di fronte al silenzio di Pechino, i ricercatori hanno cambiato strategia. Analizzando media internazionali, fonti ufficiali dei paesi debitori e dati di istituzioni multilaterali come la Banca Mondiale, AidData, centro di ricerca del College of William and Mary in Virginia, ha costruito un database senza precedenti. Il nuovo rapporto, pubblicato il 18 novembre, copre oltre 30.000 progetti finanziati tra il 2000 e il 2023, includendo sia paesi in via di sviluppo sia economie avanzate, e sia debitori pubblici sia privati.

2.170 miliardi di dollari: la portata reale dei prestiti cinesi

In termini reali (al netto dell’inflazione), gli impegni finanziari cinesi ammontano a 2,17 trilioni di dollari. Di questi:

- solo il 6% rientra negli aiuti veri e propri (sovvenzioni o prestiti agevolati);

- un ulteriore 3% è difficile da classificare;

- il 47% è stato concesso ai paesi a basso reddito;

- il 43% ai paesi ad alto reddito.

Il principale debitore è stato sorprendentemente gli Stati Uniti, con 202 miliardi di dollari.

La Belt and Road pesa meno del previsto

Contrariamente alla percezione diffusa, solo una quota relativamente ridotta dei prestiti è legata alla Belt and Road Initiative (BRI). Dal 2013 in poi, i finanziamenti infrastrutturali riconducibili alla BRI hanno rappresentato circa il 20% del credito totale cinese. Inoltre, il ruolo delle grandi policy bank statali – come China Development Bank e Export-Import Bank of China – è diminuito nel tempo, soprattutto nei paesi più poveri.

Il sorpasso delle banche commerciali cinesi

A colmare il vuoto sono state le grandi banche commerciali di Stato, come ICBC e Bank of China. Tra il 2019 e il 2023, queste istituzioni hanno erogato circa il 60% di tutti i prestiti statali cinesi, percentuale che supera l’80% nei paesi ad alto reddito.

Spesso si tratta di attività ordinarie: filiali all’estero, prestiti sindacati con altre grandi banche globali, finanziamenti a multinazionali. Un esempio è il prestito concesso nel 2012 a Disney, insieme a JPMorgan Chase.

Quando i prestiti diventano “sensibili”

Non tutti i finanziamenti, però, sono privi di implicazioni geopolitiche. Una quota crescente del credito cinese è destinata a 17 settori considerati strategici, tra cui:

- telecomunicazioni;

- semiconduttori;

- aziende che gestiscono dati personali.

Nel 2015, ad esempio, quattro banche statali cinesi hanno finanziato l’acquisizione della compagnia assicurativa Ironshore da parte del gruppo Fosun, un’operazione che coinvolgeva anche clienti legati a CIA e FBI.

Perché i dati ufficiali non raccontano tutta la storia

Le cifre di AidData differiscono sensibilmente da quelle ufficiali cinesi. Secondo l’Amministrazione Statale per i Cambi, a fine 2023 lo stock di prestiti era pari a 805 miliardi di dollari, più 644 miliardi di finanziamenti al commercio.

Ma questi numeri:

- escludono le filiali estere delle banche cinesi;

- non includono i prestiti legati agli investimenti diretti esteri;

- rappresentano uno stock, non il flusso cumulato di oltre vent’anni.

Fonte
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