
La guerra ridisegna gli equilibri industriali e finanziari dell’Europa. Nel 2025 i principali gruppi europei della difesa si avviano a distribuire circa 5 miliardi di dollari agli azionisti, il livello più alto dell’ultimo decennio. A trainare la crescita sono soprattutto dividendi più generosi, sostenuti dall’aumento delle commesse militari e dalla svolta strategica sulla sicurezza del continente.
L’analisi del Financial Times
Secondo un’analisi di Vertical Research Partners per il Financial Times, la corsa ai rendimenti non avviene però a scapito degli investimenti. Al contrario: la quota di ricavi destinata a spesa in conto capitale e ricerca e sviluppo è salita dal 6,4% al 7,9% rispetto al periodo precedente all’invasione russa dell’Ucraina. Un segnale chiaro: l’industria europea della difesa sta cercando di recuperare ritardi strutturali accumulati in decenni di sottoinvestimenti, puntando su capacità produttiva, innovazione e autonomia strategica.
Più armi, più ricerca
L’aumento degli investimenti riguarda in particolare linee produttive, tecnologie avanzate, munizionamento e sistemi di difesa. Bruxelles spinge per rafforzare una base industriale comune, capace di sostenere non solo l’Ucraina ma anche la sicurezza interna dell’Unione nel medio-lungo periodo. Il messaggio non lascia dubbi: la difesa non è più solo una voce di bilancio, ma una priorità industriale.
Usa, dinamica opposta
Dall’altra parte dell’Atlantico il quadro è diverso. Negli Stati Uniti, dopo il picco del 2023, le remunerazioni per gli azionisti dei big della difesa sono diminuite, così come – seppur in misura più contenuta – gli investimenti. Il settore è finito sotto pressione politica: Donald Trump ha invitato i contractor a investire di più nella produzione, mentre il segretario al Tesoro Scott Bessent ha accusato alcune aziende di essere “gravemente in ritardo nelle consegne”, chiedendo “più ricerca e meno riacquisti di azioni”.
Profitti e polemiche
Secondo Vertical Research, però, l’idea che l’industria Usa stia sottoinvestendo o realizzando profitti eccessivi non trova pieno riscontro nei dati. Riacquisti di azioni e dividendi, come quota della capitalizzazione di mercato, si sono quasi dimezzati negli ultimi due anni. Una dinamica che riflette un settore già maturo, storicamente iper-finanziato, e oggi sottoposto a pressioni politiche e industriali crescenti.
Europa tra etica e realpolitik
Il paradosso europeo è tutto qui: la guerra arricchisce gli azionisti, ma allo stesso tempo induce l’Unione a colmare ritardi decennali nella difesa. La crescita dei profitti si accompagna, per ora, a un aumento degli investimenti reali. Più dividendi, più investimenti, più armi; la difesa europea è entrata in una nuova fase.



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