Navi e caccia all’Egitto. Governo diviso sulla maxi commessa da 9 miliardi di dollari

In ballo un importante contratto di armamenti militari forniti dall’Italia. Ma pesano i casi Regeni e Zaky

Navi e caccia all’Egitto. Governo diviso sulla maxi commessa da 9 mld

Al centro di tutto c’è l’acquisto di armamenti tecnologici. È uno dei temi cruciali al centro delle discussioni tra Egitto e Italia, dove le parti dibattono di un contratto di fornitura militare da 9 miliardi di dollari, incentrato sull’acquisto da parte egiziana di due fregate Fremm e, secondo alcuni organi di stampa italiani e arabi, anche di pattugliatori, 24 cacciabombardieri Tifone, oltre ad aerei da addestramento Macchi M-346.

Un’iniziativa che ha tuttavia lasciato numerosi strascichi, soprattutto nell’opinione pubblica italiana, ancora fortemente influenzata dalle tensioni, mai sopite, prodotte dall’irrisolto caso di Giulio Regeni, ucciso nel 2016 al Cairo in circostanze non ancora del tutto chiarite, e dall’arresto a febbraio 2020 dello studente-attivista egiziano, che frequentava un master presso l’Università di Bologna, Patrick George Zaky.

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