L’economia tedesca è in difficoltà. Un buon motivo per indurre la Bce a stoppare l’aumento dei tassi

La Bundesbank ha previsto per la locomotiva d’Europa crescita zero anche nel terzo trimestre, mentre a luglio il Fondo monetario internazionale aveva calcolato che l’economia tedesca chiuderà l’anno con una frenata dello 0,3 per cento.

L’economia tedesca è in difficoltà. La Bce stoppa l’aumento dei tassi?

Giù oltre le stime. I prezzi alla produzione in Germania sono diminuiti, a luglio, più delle attese: un dato che segnala un rapido allentamento della morsa dell’inflazione nella principale economia europea e che potrebbe allontanare nuovi aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce. La riduzione comunicata da Destatis (l’Ufficio federale statistico tedesco) è stata del 6 per cento su base annuale, se paragonato al mese di luglio del 2022. Dunque, ben al di sotto delle aspettative.

Per i prezzi alla produzione in Germania si tratta della prima diminuzione su base annua in due anni e mezzo, e del declino più marcato dall’ottobre del 2009, ovvero ai tempi della crisi finanziaria globale. La riduzione è stata, in particolare, determinata da un crollo dei costi dell’energia, che a luglio sono scesi del 19,3 per cento rispetto a un anno fa.

Sebbene la riduzione dei prezzi alla produzione rappresenti una notizia di per sé positiva, in realtà sottolinea le difficoltà che sta attraversando la prima economia comunitaria, confermate anche dalla Bundesbank che ha previsto per la locomotiva d’Europa crescita zero anche nel terzo trimestre, mentre a luglio il Fondo monetario internazionale aveva calcolato che l’economia tedesca chiuderà l’anno con una frenata dello 0,3 per cento.

Tutti numeri che finiranno sul tavolo del primo incontro del consiglio direttivo della Banca centrale europea dopo la pausa estiva, il 14 settembre, per capire se l’approccio “riunione dopo riunione, sulla base dei dati” difeso dalla presidente francese dell’Eurotower Christine Lagarde si tradurrà per la prima volta in oltre un anno in una pausa nei continui rialzi dei tassi di interesse, che hanno nel frattempo raggiunto i massimi dall’introduzione della moneta unica, 22 anni fa (il tasso principale è ora al 4,25 per cento).

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