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Crisi energetica, deindustrializzazione, decarbonizzazione, invecchiamento demografico. L’Europa, e la Francia in particolare, è stretta nella morsa di sfide epocali.
Un nuovo mondo, vecchie ricette
Eppure, la risposta della Banca Centrale Europea continua ad affidarsi a un vecchio mantra: alzare i tassi per raffreddare l’inflazione. Ma siamo sicuri che funzioni ancora?
Il peso del debito e il ruolo della Bce
Dal 2021, ad esempio, il costo del debito pubblico francese è schizzato in alto: +16,8 miliardi in interessi in soli tre anni, con una proiezione di quasi 55 miliardi entro il 2025. Una zavorra pesante, in gran parte dovuta all’aumento dei tassi da parte della Bce dopo il boom inflazionistico post-Covid e lo shock della guerra in Ucraina. Ma colpire l’economia per prevenire l’inflazione futura non è detto sia la soluzione giusta.
Un modello da superare
Secondo gli economisti Romain Schweizer e Jens van’t Klooster, la Bce rischia di rifugiarsi ancora una volta in una visione obsoleta: quella che vede l’inflazione come frutto quasi esclusivo delle aspettative. In questa logica, tassi alti servirebbero solo a frenare la domanda e a dissuadere i sindacati dal chiedere aumenti salariali. Ma questa strategia ignora la realtà del presente.
L’inflazione non è solo aspettativa
I dati lo dimostrano: l’inflazione recente è stata guidata da shock esterni, come la ripresa post-pandemica e le tensioni sulle catene di approvvigionamento, non da un eccesso di domanda o da dinamiche salariali. Inoltre, molte aziende hanno cavalcato l’onda per rivedere i prezzi al rialzo. Per questo, pensare che basti alzare i tassi per riportare tutto in equilibrio è un’illusione.
Serve una Bce più moderna e pragmatica
La sfida per Francoforte è chiara: costruire un nuovo approccio alla politica monetaria, più aderente al contesto attuale e meno legato a dogmi del passato. Ancorare tutto alle aspettative di inflazione rischia di creare più danni che benefici, soffocando la crescita proprio quando servono investimenti per affrontare transizioni complesse. E la Francia – ma non solo – potrebbe pagarne il prezzo.