
La Commissione europea ha approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, pensato per indebolire ulteriormente l’economia del Cremlino e garantire sostegno all’Ucraina. Nel mirino finiscono il settore energetico, le transazioni in criptovalute, le cosiddette “navi ombra” utilizzate per bypassare i divieti, e persino il sistema di pagamenti nazionale russo Mir, insieme al circuito rapido Sbp.
Asset russi congelati a sostegno di Kyiv
Tra le misure più rilevanti, Bruxelles intende destinare parte degli asset russi congelati al sostegno economico e militare di Kyiv. Un passo che, secondo Ursula von der Leyen, rappresenta “un segnale chiaro di solidarietà con l’Ucraina”. Ora il pacchetto dovrà passare al vaglio del Consiglio Ue per l’approvazione definitiva.
Il nodo delle triangolazioni
Nonostante l’ampiezza delle nuove misure, restano forti perplessità sulla reale efficacia delle sanzioni. Da oltre due anni, infatti, Mosca riesce ad aggirare gran parte dei divieti sfruttando triangolazioni con Paesi terzi – dalla Turchia al Kazakistan, fino ad alcuni Stati africani e del Golfo. Le merci vietate entrano ed escono attraverso rotte alternative, eludendo i controlli europei. Senza un’azione diretta anche su questi canali paralleli, sottolineano diversi analisti, il pacchetto rischia di rimanere più simbolico che sostanziale.
L’eterna sfida europea
Il messaggio politico c’è: l’Unione europea non intende arretrare di fronte alla guerra di Putin. Ma sul fronte pratico, la domanda resta la stessa che accompagna ogni round di sanzioni dal 2022: possono davvero piegare l’economia russa senza colpire indirettamente anche l’Europa?