
L’atteso faccia a faccia a Bruxelles tra Volodymyr Zelensky e gli emissari statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner non si terrà. A riportarlo sono i media ucraini, secondo cui i due rappresentanti – già protagonisti ieri di un colloquio di cinque ore con Vladimir Putin a Mosca – sono rientrati in fretta negli Stati Uniti. Nessun compromesso, nessuna svolta. Il presidente ucraino, tuttavia, rassicura: “Umerov incontrerà i due inviati a Washington. Stiamo lavorando per preparare l’incontro”.
Cinque ore di discussione e zero progressi
Come previsto, la maratona negoziale a Mosca non ha prodotto un piano di compromesso. Lo ha confermato il consigliere del Cremlino per la politica estera, Jurij Ushakov: “Non esiste ancora una soluzione condivisa”. Il confronto è stato “costruttivo”, ma infruttuoso. E il terreno di scontro resta sempre lo stesso: i territori occupati. Mosca pretende il riconoscimento delle regioni annesse, anche di quelle che non controlla pienamente: dal Donbass alle aree ancora in mano ucraina. Una richiesta irricevibile per Kiev e per i suoi alleati occidentali, che ribadiscono la linea rossa dell’integrità territoriale.
Putin alza i toni: “Pronti allo scontro con l’Europa”
Il colloquio è iniziato con oltre due ore di ritardo, precedute da nuove dichiarazioni aggressive del presidente russo:
– disponibilità a una “guerra con l’Europa” se necessario;
– minaccia di “isolare l’Ucraina dal mare” in risposta agli attacchi alle petroliere della flotta ombra russa nel Mar Nero.
Il contenuto dei documenti: dal piano Trump ai dossier aggiuntivi
Secondo fonti interne, Witkoff e Kushner avrebbero sottoposto a Putin quattro documenti, incluso il “piano Trump” in 28 punti e una versione abbreviata a 19 punti rivista con Kiev a Ginevra. Nulla è trapelato, per volontà comune delle parti, ma Ushakov ha confermato che molte proposte statunitensi non sono accettabili per la Russia.
Il nodo centrale: il Donbass e l’annessione dei territori
Il Cremlino è stato chiaro: senza discutere lo status dei territori, non ci sarà alcuna soluzione. I russi puntano al riconoscimento del 20% della regione di Donetsk non ancora controllato militarmente. Per gli Usa, ha spiegato il Segretario di Stato Marco Rubio, la questione è legata alla sicurezza futura dell’Ucraina: “Stiamo cercando di capire cosa possa garantire a Kiev che non venga più invasa”.
La pace è più vicina? Ushakov: “Assolutamente no”
Alla domanda cruciale, il Cremlino non ha lasciato margine di interpretazione: “La pace non è più vicina. C’è ancora molto lavoro da fare, a Washington come a Mosca”. Un nuovo vertice dipenderà dai progressi tecnici nei prossimi mesi.






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