Europa, Siria, Libia ... Emmanuel Macron detta la linea di Parigi in politica estera

In un discorso di un'ora e mezza davanti a 250 ambasciatori francesi, il capo dell'Eliseo ha delineato le priorità per il 2019, ma non ha arricchito la sua narrativa con nuovi argomenti

Ue, Siria, Libia... La linea di Macron in politica estera

In un discorso di un'ora e mezza davanti a 250 ambasciatori francesi riuniti all’Eliseo, Macron ha delineato le priorità in politica estera per il 2019, ma non ha arricchito la sua narrativa con nuovi argomenti.

Ha parlato a lungo di "crisi del multilateralismo" e della necessità di rendere l'Europa più "sovrana". E per essere più convincente cerca di mostrarsi attivo sul piano internazionale: dal 28 agosto sarà prima in Danimarca e Finlandia, poi in Lussemburgo dove incontrerà il primo ministro belga Charles Michel, oltre al suo omologo lussemburghese, Xavier Bettel. Sullo sfondo le lezioni europee di maggio 2009.

"L'Europa non può più contare per la propria sicurezza soltanto sugli Stati Uniti. Spetta a noi oggi garantire la sovranità europea", ha spiegato Macron, cercando di convincere la platea sulla necessità di “accettare tutte le conseguenze della fine della guerra fredda".

Secondo lui, occorre colpire quello che ha definito “aggressivo isolazionismo” di Donald Trump e preservare l'unità dell'Unione europea: "La Brexit è una scelta sovrana, che dobbiamo rispettare, ma non può venire a scapito dell'integrità dell’Ue". 

Allo stesso tempo, Macron mostra di credere ancora in un’Europa che diventi "una potenza economica e commerciale più forte", capace di difendere i propri interessi strategici anche con strumenti in grado di respingere i dazi statunitensi.

Ma si rende conto che "il multilateralismo sta attraversando una grave crisi, soprattutto a causa della politica statunitense. Il partner con cui l'Europa ha costruito l'equilibrio del dopoguerra sembra aver voltato le spalle a questa storia condivisa,” ha detto laconicamente Macron.

In effetti il presidente francese, nel suo primo anno, ha tentato più volte di stringere rapporti con Putin e Trump, ma gli esiti sono sempre stati modesti. Poi le tariffe, le sanzioni all’Iran, le scelte sul clima hanno fatto precipitare ogni speranza residua nel capo dell’Eliseo. Anche il tentativo di avere un qualche peso nei rapporti con Putin sulla questione siriana è andato in fumo.

Nonostante ciò, Macron insiste comunque su due punti: SiriaLibia.

Ha definito "allarmante" la situazione a Damasco, dove per il capo dell’Eliseo il regime di Bashar Al-Assad "minaccia di creare una nuova crisi umanitaria”, ma ha anche detto che “la rimozione forzosa del dittatore sarebbe un errore fatale. Non spetta alla Francia designare i futuri leader della Siria o di qualsiasi altro paese, ma è nostro dovere e interesse assicurare che il popolo siriano sia in grado di farlo".

Di fronte agli ambasciatori, Macron ha ribadito con determinazione di voler "far progredire" l'accordo di Parigi, firmato lo scorso maggio dai quattro principali attori della politica in Libia. Uno dei punti prevede che entro il 16 settembre sia approvata la nuova legge elettorale in vista della chiamata alle urne del 10 dicembre. Macron sa quanto è cruciale la stabilizzazione di Tripoli per tutta la regione e anche per lui. Sarebbe il suo vero primo successo in politica estera.

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