Merkel spinge Laschet. Ma Draghi e Macron sperano in Scholz. Ecco perché

La cancelliera entra a gamba tesa nella campagna elettorale della prima economia europea. Ma il suo candidato non trova un riscontro positivo nei sondaggi. Il che potrebbe rendere più realistici gli obiettivi sul Patto di stabilità di Roma e Parigi

Merkel spinge Laschet. Ma i ‘liberisti’ Draghi e Macron sperano in Scholz
Olaf Scholz. Sarò lui il prossimo cancelliere tedesco?

“Queste elezioni sono particolari, perché avvengono in un tempo difficile. E non è un dato indifferente chi governerà questo Paese”. Lo ha detto Angela Merkel, esprimendo esplicitamente appoggio al candidato della Cdu Armin Laschet al Bundestag, in vista delle elezioni del 26 settembre.

In un lungo passaggio del suo discorso, all’ultima seduta del parlamento di questa legislatura, mentre veniva contestata a voce alta da diversi parlamentari che si sono ribellati, la cancelliera ha tirato dritto ripetendo che non si possa affidare il Paese a chi “non esclude un’alleanza con la Linke”. Sul ruolo di quest’ultimo partito torniamo tra poco.

Intanto, a pochi giorni dal voto, un nuovo sondaggio Forsa assesta un altro colpo ai conservatori tedeschi, con l’Unione di Armin Laschet che scivola al 19% dei consensi. I socialdemocratici di Olaf Scholz sono dati invece al 25% e i Verdi di Annalena Baerbock al 17%. Fra gli altri partiti, i liberali registrano un 13%, l’ultradestra di Afd l’11 e la sinistra della Linke il 6%.

Ecco allora che la chiave di volta potrebbe essere proprio questo ultimo partito, che si è già espresso a favore di una possibile coalizione con Verdi e Spd. Scelta che sembra poter spianare la strada a una vittoria del centro sinistra, dopo 16 anni di cancellierato targato Merkel.

In tale contesto, quale posizione assumono Italia e Francia, i due principali partner comunitari della Germania? Roma e Parigi, come noto, puntano a una revisione sostanziale del Patto di stabilità (al momento sospeso a causa della pandemia), che prevede le rigide regole sul rapporto deficit/Pil (non oltre il 3%) e debito/Pil (non superiore al 60%). Un obiettivo quest’ultimo difficilmente raggiungibile con una vittoria del centro-destra, storicamente contrario a un allentamento delle regole, che nel corso degli ultimi anni hanno garantito alla Germania di restare saldamente sul podio dell’economia europea e messo ai margini le altre economie.

La strada, per Roma e Parigi, potrebbe rivelarsi meno tortuosa se invece a vincere fosse il centro-sinistra, più disponibile a un dialogo sull’eventuale revisione dei parametri di Maastricht. Ma, attenzione, un percorso meno tortuoso non si traduce necessariamente in una strada in discesa. Anche perché i dati riportati in questo articoli sono frutto di sondaggi, notoriamente fluttuanti.

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