Guerra 4.0: soldati russi si arrendono a un plotone ucraino composto soltanto da robot e droni

Per la prima volta nella storia militare, un gruppo di soldati si è arreso a una forza composta esclusivamente da robot e droni, senza la presenza fisica di soldati. È successo in Ucraina

Soldati russi si arrendono a un plotone ucraino composto da robot e droni

L’episodio è destinato a entrare nei manuali militari del futuro: per la prima volta, un’unità nemica si è arresa a un’operazione condotta unicamente da robot e droni, senza la presenza fisica di un solo soldato umano sul campo. I protagonisti sono un gruppo di soldati russi, la cui postazione è stata circondata e neutralizzata da un’unità speciale ucraina, controllata da remoto.

L’azione a distanza della 3ª Brigata d’Assalto

A orchestrare l’attacco è stata Deus ex machina, un’unità d’élite dell’esercito ucraino appartenente alla 3ª Brigata d’Assalto. L’operazione è avvenuta tra l’8 e il 9 luglio nella regione di Kharkiv. Le forze ucraine hanno impiegato droni FPV (First Person View) e robot terrestri carichi di esplosivo, agendo con precisione chirurgica.

Un robot kamikaze ha cambiato le regole

Il punto di svolta è stato l’impiego di un robot terrestre kamikaze — un mini-veicolo cingolato caricato con oltre 20 kg di TNT — che ha colpito l’ingresso di una trincea russa. L’esplosione ha disorientato i sopravvissuti, e l’arrivo di un secondo robot ha spinto i soldati russi alla resa.

“Vogliamo arrenderci”: il messaggio mostrato ai droni

In una scena surreale, i militari russi hanno esposto un cartello artigianale rivolto alle videocamere dei droni ucraini con scritto: “Vogliamo arrenderci”. È stato il segnale che ha dato il via alla seconda fase dell’operazione.

I droni “pastori” guidano i prigionieri

Una volta ricevuta la richiesta di resa, i droni DJI Mavic, pensati in origine per l’uso civile, hanno assunto il ruolo di veri e propri “pastori tecnologici”, guidando i prigionieri disarmati verso le linee ucraine. I soldati russi, sorvegliati dall’alto, si sono sdraiati “nella posa del delfino”, come raccontano i militari di Kiev.

Tutto in 15 minuti, senza un colpo di pistola

L’intera operazione è durata appena un quarto d’ora e si è conclusa senza che un solo proiettile venisse sparato dagli ucraini. Un successo totale della strategia remota: l’area era già stata oggetto di tentativi falliti con mezzi convenzionali.

Dalla guerra tradizionale alla guerra algoritmica

Questa missione rappresenta un punto di non ritorno: il conflitto russo-ucraino sta trasformando profondamente le regole della guerra, dimostrando come l’uso di tecnologie robotiche anche semplici ma ben integrate possa ribaltare gli esiti di uno scontro sul campo. Il futuro è già presente.

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