
Nessun soldato italiano al fronte, ma un contributo tecnico e strategico di primo piano. È questa la linea del governo guidato da Giorgia Meloni, che sta valutando l’impiego di sminatori italiani in Ucraina. L’obiettivo: ripulire i terreni e le aree urbane dagli ordigni inesplosi, garantendo sicurezza alla popolazione civile e facilitando la ricostruzione.
Tajani detta la rotta
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito la posizione italiana: “Non siamo per inviare truppe, ma possiamo dare un contributo importante, vista la nostra esperienza, nello sminamento marittimo e terrestre”. Una dichiarazione che segna una distanza netta dalle posizioni più aggressive di altri partner europei, a cominciare dalla Francia (disponibile ad inviare truppe in Ucraina) e dalla recente polemiche innescate dall’altro vicepremier, Matteo Salvini con il presidente francese. Le Monde ricostruisce lo scontro con Macron con queste parole: "Salvini leader di estrema destra vicino a Mosca". Il quotidiano transalpino lega le accuse al presidente francese (in merito all’invio di truppe) alla vicinanza del leghista a Putin.
Forze armate e intelligence pronte a intervenire
Secondo le indiscrezioni, l’operazione vedrebbe coinvolti Esercito, Marina e servizi segreti, con un piano che andrebbe oltre la sola bonifica del territorio: dopo un’eventuale tregua, l’Aeronautica militare italiana potrebbe assumere il controllo dello spazio aereo ucraino. Una mossa che darebbe a Roma un ruolo di primo piano nel fragile equilibrio del dopo-guerra.