
In un’intervista a The Economist, Steve Bannon ha dichiarato senza mezzi termini: “C’è un piano. Trump sarà il presidente anche nel 2028, e le persone dovrebbero farsene una ragione”.
Ma la Costituzione lo impedisce
Il punto centrale del dibattito è il XXII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che vieta a chi ha già ricoperto due mandati presidenziali di candidarsi per un terzo. Bannon, tuttavia, sostiene che ci sono “diverse alternative” per aggirare questo vincolo. «A tempo debito sveleremo il piano», ha dichiarato.
Quali “alternative”?
Sono due in particolare le ipotesi avanzate da analisti e esperti.
1. La rielezione di Trump come vice-presidente, con successivo passaggio alla Presidenza — ma ciò sarebbe vietato dal XII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che prevede l’inammissibilità di candidarsi come VP se ineleggibile come Presidente.
2. Una modifica costituzionale per abolire o ridefinire i limiti dei mandati presidenziali — operazione impegnativa e politicamente controversa.
Il contesto politico e mediatico
Il commento di Bannon arriva in un clima teso: secondo alcune recenti sondaggi, circa il 52% degli statunitensi ritiene che Trump proverà a candidarsi nel 2028, anche se la maggioranza non lo vorrebbe.
Le implicazioni per la democrazia americana
Il vincolo dei due mandati è stato introdotto dopo la lunga Presidenza di Franklin D. Roosevelt, e viene considerato un pilastro della democrazia Usa. Qualsiasi tentativo di aggirarlo viene visto come un rischio per la stabilità istituzionale.
E adesso cosa succede?
Il 2026 sarà cruciale: si avvicinano le mid-term elections che definiranno la composizione del Congresso.
Intanto, all’interno del Partito Repubblicano, cresce il dibattito su chi sarà il candidato nel 2028: Trump stesso, un suo delfino o un “piano B”?










