
Il Senato ha approvato un accordo bipartisan che finanzia il governo federale degli Stati Uniti fino al 30 gennaio e mette fine allo shutdown iniziato il 1° ottobre. Nel testo dell’intesa rientrano la retribuzione retroattiva ai dipendenti federali licenziati o in congedo forzato durante lo stallo, e il divieto all’“Office of Management and Budget” di attuare nuovi licenziamenti fino a fine gennaio.
Le origini del blocco
Il conflitto politico che ha portato allo shutdown riguarda soprattutto le sovvenzioni sanitarie dell’Affordable Care Act (Obamacare): i democratici chiedevano l’estensione degli aiuti all’assistenza sanitaria e il rinnovo dei crediti fiscali legati all’ACA. I repubblicani al Senato hanno opposto rigidità, esigendo altri tagli di spesa come condizione per riaprire il finanziamento governativo. Per settimane le votazioni sul finanziamento si sono arenate: la House aveva approvato una risoluzione di breve termine, ma al Senato era ripetutamente respinta.
Quali conseguenze immediate?
Durante lo shutdown, circa 900.000 impiegati federali sono stati messi in congedo forzato (furlough). Altri milioni hanno continuato a lavorare senza stipendio certo. Programmi come l’Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP) sono stati bloccati, alimentando proteste e cause legali da parte degli Stati.
Il capo operativo di Goldman Sachs ha stimato perdite economiche fino a 15 miliardi di dollari al giorno se il blocco fosse proseguito.
Cosa prevede l’accordo e cosa resta in sospeso
Con la nuova legge di breve termine, il voto sull’Obamacare è rinviato a dicembre, staccato dal disegno di legge sui finanziamenti. I lavoratori federali, inoltre, riceveranno lo stipendio arretrato; le assunzioni attente ai licenziamenti previsti vengono bloccate. Rimane però aperto il nodo sanitario e la disputa su Medicaid / ACA, che dovrà essere risolta dopo la riapertura.
Gli analisti avvertono che, pur evacuato l’impasse imminente, la vera battaglia politica è solo momentaneamente sospesa.










