
Le conseguenze del cambiamento climatico non si limitano a terra. Anche gli oceani stanno pagando un prezzo salato: in poco più di due decenni, le zone marine “desertificate”, povere di nutrienti e biodiversità, sono passate dal 2,4% al 4,5% dell’intera superficie oceanica. È un incremento che preoccupa scienziati e ambientalisti.
Lo studio: Italia e Cina uniscono le forze
A rilevarlo è una nuova ricerca internazionale condotta da Enea insieme all’Istituto di Scienze Marine del Cnr (Ismar) e al State Key Laboratory of Satellite Ocean Environment Dynamic in Cina. Utilizzando sofisticati strumenti di osservazione satellitare, il team ha tracciato con precisione l’espansione di queste “zone morte”.
Clima impazzito, oceani sotto stress
Il principale imputato? Il cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature modifica le correnti e altera l’equilibrio chimico degli oceani, impedendo la risalita di nutrienti fondamentali per il fitoplancton, alla base della catena alimentare marina. Senza di esso, interi ecosistemi si spengono.
Un segnale da non ignorare
Secondo gli autori dello studio, se il trend non verrà invertito, rischiamo di compromettere seriamente la produttività biologica degli oceani. Un danno incalcolabile per la pesca, la sicurezza alimentare e la salute dell’intero pianeta. Il messaggio è chiaro: proteggere gli oceani significa proteggere il nostro futuro.