
Dal processo antitrust in corso negli Stati Uniti contro Google, accusata di mantenere illegalmente un monopolio sia nel mercato dei motori di ricerca che nella pubblicità digitale, emergono dettagli riguardo l’impatto dell’intelligenza artificiale sui prodotti e le strategie delle big tech.
La testimonianza di Eddy Cue
Eddy Cue, senior vice president di Apple, responsabile dell’intero ecosistema di servizi digitali dell’azienda (da Apple Music a iCloud), è stato ascoltato dal Dipartimento di Giustizia Usa nella fase del processo in cui si discutono le misure correttive da adottare per ripristinare una concorrenza leale nel business del search. Nel corso della sua testimonianza, Cue ha detto che Apple sta valutando “attivamente” la possibilità di aggiungere al suo browser Safari strumenti di ricerca basati su intelligenza artificiale sviluppati da aziende come Perplexity, Anthropic e OpenAI (quest’ultima è già integrata nella Apple Intelligence per il potenziamento dell’assistente virtuale Siri).
Una strategia IA aperta e flessibile
Cue, uno dei massimi dirigenti di Apple, di cui fa parte dal 1989, ha anche detto che gli attuali strumenti di intelligenza artificiale “non sono ancora abbastanza maturi”. Tuttavia, Apple intende mantenere la flessibilità di poter cambiare fornitore di IA in futuro, se necessario. Il messaggio è chiaro: oggi l’azienda di Cupertino collabora con OpenAI, ma non esclude di affidarsi a un altro partner qualora emergesse una tecnologia superiore.
Il calo delle ricerche su Safari
Inoltre Cue ha rivelato che le ricerche su Safari sono diminuite per la prima volta lo scorso mese, una cosa “mai successa in 22 anni”. Il motivo, molto probabilmente, è l’ascesa dei chatbot basati su intelligenza artificiale generativa, a cui sempre più utenti si rivolgono per effettuare ricerche online, preferendo le risposte conversazionali dell’IA alla tradizionale lista di link di motori di ricerca come Google e Bing.
L’accordo economico tra Apple e Google
Se il numero di ricerche su Safari cala, a perderci non è solo Apple. Esiste infatti un accordo commerciale tra Apple e Google, in base al quale Google è impostato come motore di ricerca predefinito su Safari. In cambio, Google versa ad Apple una quota dei ricavi pubblicitari generati dalle ricerche effettuate tramite il browser dell’azienda di Cupertino.
In passato, Microsoft ha tentato di stringere un accordo con Apple, offrendo fino al 90% dei ricavi pubblicitari derivanti dall’uso di Bing come motore di ricerca predefinito su Safari. Tuttavia, Apple ha rifiutato la proposta. “Non useremmo Bing neanche gratis”, avrebbe detto proprio Eddy Cue.
I numeri dell’accordo Apple-Google
Dai documenti del processo antitrust a carico di Google è emerso che Google ha pagato ad Apple 20 miliardi di dollari nel 2022 per essere il motore di ricerca predefinito su Safari. È la prima volta che questa cifra viene confermata ufficialmente e rappresenta un aumento rispetto ai 18 miliardi di dollari che si ipotizzava fossero stati versati da Big G nel 2021. I documenti hanno rivelato inoltre che i pagamenti effettuati da Google nel 2020 hanno rappresentato il 17,5% del reddito operativo di Apple.
La reazione di Google
Le dichiarazioni di Cue sono costate a Google una perdita in borsa del 7,5%. L’azienda di Mountain View è corsa ai ripari con un comunicato in cui sostiene di continuare a registrare una crescita nel numero complessivo di ricerche, comprese le “richieste totali provenienti dai dispositivi e dalle piattaforme Apple”.