“Merge & acquisition”, il caso delle media company (parte 2)

“Merge & acquisition”, il caso delle media company

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Per ingrandirsi e limitare la concorrenza per le imprese c’è anche un modello meno “spinto”, e cioè intermedio: l'ingresso in comparti contigui, per poter diventare totalmente autosufficienti e completare la propria offerta di business.

Media companies

Il settore principe di questo modello d'azione è quello dei media. I grandi operatori tv e telefono assaltano i creatori di contenuti, cioè il settore contiguo dell'entertainment. Anche qui il paese epicentro sono gli Stati Uniti e il protagonista è il colosso numero uno. Comcast, re della tv via cavo negli Usa e terzo fornitore di telefonia: si è lanciato alla conquista della 21st Century Fox, con una offerta prima di 30 miliardi, poi raddoppiata, ma non è bastato. La Disney ha offerto 71 miliardi. Ma non è l'affare-record, assegnato a AT&T's per la scalata a time Warner.

Superati tutti gli altri settori

Insomma il settore tecnologia-media-entertainment è prorompente: ha registrato acquisizioni per 323 miliardi di dollari, +440% rispetto a un anno fa, superando di slancio le fusioni nella sanità, finanza e industria. Ora, per valore degli accordi di fusione, è secondo solo al settore dell'energia, che svetta con 388 mld. Con la vistosa eccezione del "real estate", quasi nessuna area merceologica è esente dalla merger-mania. Che non si ferma davanti a niente: nessuna paura per lo spettro della guerra commerciale tra Usa-resto del mondo o per l'imminente rialzo dei tassi d'interesse.

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