Tim, il maxi fondo Usa Kkr pronto ad acquistare il Gruppo telefonico

Il fondo Usa sarebbe disponibile a lanciare un’offerta pubblica sull’intero capitale del gruppo, le cui azioni sono ai minimi storici. Palazzo Chigi ha comunque i poteri della ‘golden power’ a tutela della rete. È probabile che in caso di un’Opa il governo metta dei paletti a difesa della rete, ma potrebbe anche andare oltre …

Tim, il fondo Usa Kkr pronto ad acquistare il Gruppo

Il fondo americano Kkr ha messo nel mirino Tim. Nelle scorse ore sul tavolo del presidente del gruppo telefonico, Salvatore Rossi, è arrivata una manifestazione di interesse dal fondo Usa per l’intero Gruppo. Rossi ha convocato per domenica 21 novembre un consiglio per comunicare la proposta, che arriva mentre imperversa la bufera sul gruppo telefonico, con il primo azionista, la media company francese Vivendi, che si è messo in moto per cambiare l’assetto di vertice.

I risultati dell’ultimo trimestre non sono stati positivi e che l’accordo con Dazn per portare la serie A su Tim Vision non ha portato i numeri attesi. Motivo per cui i consiglieri hanno iniziato a marcare stretto il management chiedendo di riesaminare la strategia. La posizione di Vivendi è ancora più rigida e il ceo Arnaud de Puyfontaine starebbe conducendo da giorni sondaggi per arrivare a un avvicendamento al vertice. Nel frattempo l’entrata in scena di Kkr è destinata a far aumentare la tensione. Di certo Vivendi, avendo il 23,5% del capitale di Tim, non lascerà passare facilmente Kkr.

Il fondo Usa è interessato a tutta Tim e, da quanto si apprende, sarebbe disponibile a lanciare un’offerta pubblica sull’intero capitale del gruppo, le cui azioni sono ai minimi storici. Attraverso i suoi canali diplomatici, Kkr avrebbe sondato nei giorni scorsi il governo, dal quale non sarebbero arrivate indicazioni, come di consueto essendo Tim una società quotata, fermo restando che Palazzo Chigi ha comunque i poteri della ‘golden power’ a tutela della rete, asset strategico per la sicurezza nazionale.

È probabile che in caso di un’Opa il governo metta dei paletti a difesa della rete, tanto per la parte contenuta in FiberCop quanto per la cosiddetta ‘rete primaria’ rimasta a Tim. Ma potrebbe anche andare oltre e aprire un tavolo per discutere dell’assetto generale della rete, in un’ottica che potrebbe anche portare a una sorta di nazionalizzazione sotto il cappello della Cassa depositi e prestiti, azionista con il 10% di Tim e con il 60% di Open Fiber, l’altra società che sta costruendo in Italia la rete in fibra ottica.

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