
Secondo l’ultimo rapporto Ocse, Panorama delle Pensioni 2025, l’età media di pensionamento è destinata a salire. Per chi ha iniziato la carriera nel 2024, l’uscita dal lavoro è prevista in media a 65,9 anni per le donne e 66,4 anni per gli uomini, contro rispettivamente 63,9 e 64,7 anni registrati nel 2024.
In oltre metà dei Paesi servirà lavorare più a lungo
Le legislazioni attuali indicano un trend chiaro: l’età normale di pensionamento aumenterà in più della metà dei Paesi Ocse. Si va dai 62 anni per gli uomini in Colombia (57 per le donne), passando per Lussemburgo e Slovenia, fino a superare i 70 anni in Danimarca, Estonia, Italia, Paesi Bassi e Svezia.
Pensioni: le donne continuano a percepire meno
Il rapporto rileva anche un forte divario di genere: le donne ricevono pensioni mensili inferiori del 25% rispetto agli uomini, in media nei Paesi Ocse. Il gap è più contenuto (meno del 10%) in Estonia, Islanda, Slovacchia, Slovenia e Repubblica Ceca, mentre supera il 35% in Austria, Messico, Olanda e Regno Unito, arrivando a un massimo del 47% in Giappone.
Un divario che si riduce, ma ancora elevato
L’Ocse evidenzia che il gap pensionistico si è ridotto nel tempo: dal 28% nel 2007 è sceso al 23% nel 2024, e la tendenza al miglioramento dovrebbe continuare nei prossimi anni.
Resta tuttavia una criticità strutturale, influenzata da carriere lavorative discontinue e differenze salariali.
Crollo della popolazione attiva: un rischio per i sistemi previdenziali
Il report segnala un ulteriore elemento di allarme: la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) è destinata a diminuire drasticamente. Nei prossimi quattro decenni scenderà di oltre il 30% in Spagna, Estonia, Grecia, Giappone e Slovacchia, e di oltre il 35% in Corea, Italia, Lettonia, Lituania e Polonia.n Una dinamica che potrebbe mettere sotto pressione i sistemi pensionistici e richiedere ulteriori riforme.






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