
La capacità di richiamare studenti universitari stranieri è un indicatore chiave della competitività di un Paese. In Europa le differenze sono marcate: il Lussemburgo guida la classifica con il 52,3% di iscritti provenienti da altri Stati, seguito da Malta (29,6%), Cipro (22,3%) e Austria (20%).
La media europea all’8,4%. L’Italia ferma al 4,8%
Mentre la media europea è dell’8,4%, l’Italia resta sotto quota 5%, in compagnia di Spagna (4,3%) e Croazia (3,7%). In pratica, meno di cinque studenti su cento nelle università italiane arrivano dall’estero, a fronte del 10–15% registrato in molti Paesi dell’Europa centrale e orientale e di oltre il 20% in quelli più attrattivi.
Le cause: burocrazia, poche borse di studio e pochi corsi in inglese
Il gap è legato a più fattori: scarsa promozione internazionale degli atenei, offerta limitata di corsi in lingua inglese, procedure burocratiche complesse e ridotta disponibilità di borse di studio competitive.
Perché servono più studenti internazionali
Aumentare la presenza di studenti stranieri non è solo una questione di numeri: significa sostenere economicamente il sistema universitario, arricchire l’ambiente accademico con nuove prospettive e favorire lo scambio culturale e scientifico.




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