
Secondo i dati più recenti, a settembre l’Italia ha importato 4.508 milioni di metri cubi di gas (pari a 47,7 TWh). Di questo volume, 1.918 milioni di metri cubi (20,3 TWh) sono giunti tramite rigassificatori, corrispondendo al 43% del totale. Una quota rilevante che conferma la crescente importanza del GNL nel mix energetico nazionale.
Rigassificatori: il ruolo chiave dei terminali italiani
Il sistema italiano si basa su infrastrutture come il terminale Adriatico a Rovigo (gestito da Adriatic LNG con Snam) che ha una capacità massima autorizzata di circa 10,4 miliardi di metri cubi/anno.
In parallelo, progetti emergenti come il rigassificatore flottante (FSRU) a Ravenna sono attesi entro il primo trimestre del 2025, contribuendo alla diversificazione delle rotte di approvvigionamento.
Dati e contesto internazionale
Il passaggio verso il GNL non è un fenomeno isolato. Nel 2024, il GNL ha rappresentato circa 25% delle importazioni totali di gas dell’Italia, con forniture provenienti soprattutto da Qatar, Stati Uniti e Algeria.
La spinta verso il GNL è parte della strategia dell’Italia di ridurre la dipendenza dal gas russo e rafforzare la sicurezza energetica nazionale.
Opportunità e sfide
L’aumento della quota di GNL implica una maggiore flessibilità e resilienza del sistema energetico nazionale. Tuttavia, i costi, la gestione dei terminali e la necessità di un’integrazione con la rete gasiera domestica rappresentano sfide concrete da affrontare.
Secondo l’IEEFA, però, la domanda di gas in Italia è calata del 19% tra 2021 e 2024, mentre le importazioni di GNL sono diminuite del 12% nel 2024, mettendo in discussione l’equilibrio tra capacità infrastrutturali e reale utilizzo.
In sintesi
Il dato del 43% evidenzia che il GNL sta assumendo un ruolo centrale nelle strategie energetiche italiane. Con nuovi terminali e un contesto globale in evoluzione, l’Italia punta a diventare protagonista anche nella logistica del gas liquefatto.