
Dopo anni di blocco, l’Italia riaccende i motori dell’oil & gas. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) ha infatti sbloccato 34 licenze di esplorazione rimaste congelate dal 2022, autorizzando nuovi scavi sia sulla terraferma (in Basilicata, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e Campania) sia in mare aperto, tra Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia.
Una svolta netta rispetto alla moratoria del 2019 e al Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (Pitesai), poi annullato dal Tar del Lazio, che aveva di fatto fermato ogni sviluppo nel settore.
Eni, Shell ed Energean: la nuova alleanza dell’energia
Tra i protagonisti della ripartenza figurano Eni, Shell ed Energean, pronte a investire miliardi nel rilancio delle estrazioni. La britannica Shell, già attiva in Basilicata nei giacimenti di Val d’Agri (39%) e Tempa Rossa (25%), promette di potenziare i propri investimenti fino a oltre 500 milioni di euro l’anno, a condizione di un quadro regolatorio “chiaro e stabile”.
Il ceo di Shell Italia, Joao Santos Rosa, sottolinea:
“L’Italia ha un grande potenziale di risorse naturali e un sistema energetico maturo. Siamo pronti a fare di più, ma serve una visione di lungo periodo da parte del governo”.
Energean punta sull’Adriatico e lo Ionio
La greca Energean, già socia di Eni nei campi Argo e Cassiopea al largo di Gela, guarda invece al mare. Il ceo Mathios Rigas ha confermato l’intenzione di aprire fino a tre nuovi pozzi petroliferi nel campo Vega, di fronte a Pozzallo, e uno o due nel giacimento Rospo in Adriatico.
“Potremmo triplicare la produzione sfruttando le infrastrutture esistenti — spiega Rigas — e puntiamo anche a nuove licenze nel Mar Ionio, vicino al confine con la Grecia”.
Un Paese con grandi risorse (e grandi ostacoli)
L’Italia resta uno dei Paesi europei con il più alto potenziale di idrocarburi, ma anche con i processi autorizzativi più lenti.
Nonostante un sistema infrastrutturale efficiente e un governo politicamente stabile, il Paese produce appena 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, contro un fabbisogno decine di volte superiore.
Per questo l’esecutivo sta valutando un compromesso: più rapidità nei permessi per le aziende energetiche; in cambio di una quota di gas a prezzi calmierati da destinare agli energivori, nell’ambito del piano “gas release”.
Il futuro dell’energia italiana
Tra sfide ambientali, equilibri geopolitici e necessità economiche, l’Italia si trova ora di fronte a un bivio: proseguire verso la decarbonizzazione o valorizzare il proprio patrimonio energetico sotterraneo per ridurre la dipendenza estera. Una cosa è certa: dopo anni di silenzio, le trivelle italiane tornano a farsi sentire.


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