Petrolio, il doppio tallone d’Achille degli Usa

La prima economia al mondo sembra inerme di fronte all’Opec+. Biden minimizza. Ma il problema c’è

Petrolio, il doppio tallone d’Achille degli Usa

La Casa Bianca fa buon viso a cattivo gioco dopo il taglio a sorpresa di 1 milione di barili al giorno per tutto il 2023 a partire dal primo maggio della produzione di petrolio dell’Opec+ (il cartello dei maggiori produttori di petrolio allargato alla Russia). “Non farà male come pensate”, ha provato a rassicurare il presidente Joe Biden, liquidando con queste parole i giornalisti mentre si imbarcava sull’Air Force One.

Il cartello dei produttori di petrolio punta a recuperare rapidamente la soglia degli 80 dollari per sostenere i ricavi in una fase cui le grandi economie stanno accelerando la transizione energetica. Un obiettivo che segnala – secondo il Financial Times – come il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti non esista più. E come la transizione energetica avverrà a un prezzo salato per le economie europee, costrette a pagare i prodotti petroliferi a prezzi maggiorati.

Tornando agli Stati Uniti, il dato di fatto è che lo shale oil non cresce più come un tempo. E anche la vendita di riserve strategiche è ormai diventata un’arma spuntata. Questa volta gli Stati Uniti non riusciranno a contrastare i tagli di produzione. E i sauditi ne sono ben consapevoli.

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