
Pandemie, guerre, crisi energetiche e tensioni commerciali. Ogni volta che il mondo entra in turbolenza, gli investitori tornano al porto sicuro per eccellenza: l’oro. E il 2025 non fa eccezione. Dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, al conflitto in Medio Oriente e alla guerra dei dazi, il metallo prezioso ha ripreso a correre, confermandosi la protezione più solida contro l’incertezza.
Tre anni di rally interrotto da brevi pause
Dal 2022 in poi il trend è chiaro: crescita continua, intervallata solo da brevi momenti di stop. Prima la fine del ciclo di rialzi della Fed (la banca centrale statunitense), poi l’attesa per i tagli dei tassi, fino alle elezioni Usa del 2024 che hanno spinto i mercati a rischiare di più. Ma ogni volta, dopo la pausa, il prezzo dell’oro ha ripreso a salire, passando da 1.600 dollari l’oncia nel 2022 a oltre 3.450 ad aprile 2025.
Trump, la guerra dei dazi e il record di aprile
La vittoria di Trump aveva rallentato per qualche settimana la corsa, ma le tensioni commerciali e geopolitiche hanno subito riacceso la domanda di oro. Ad aprile il metallo giallo ha toccato il massimo storico a 3.450 dollari l’oncia, con un rendimento annuo del +28,4%, battendo di gran lunga azioni e obbligazioni globali.
Prossima fermata: 4.000 dollari
Secondo Peter Kinsella, direttore globale della strategia Forex di UBP, l’ultima pausa estiva è solo un preludio: l’oro riprenderà a correre in autunno e potrebbe toccare quota 4.000 dollari l’oncia entro l’inizio del 2026.