Rinnovabili, 2,4 mln di posti di lavoro nell’UE entro il 2030

Le misure necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra genereranno un incremento occupazionale dello 0,5%. Belgio, Spagna e Germania i maggiori beneficiari

Rinnovabili, 2,4 mln di posti di lavoro nell’UE entro il 2030

Non è una novità sostenere che le energie rinnovabili creeranno, anzi stanno creando, numerosi posti di lavoro. Ma adesso Eurofound – l’agenzia tripartita partecipata da Unione europea, sindacati dei lavoratori e associazioni datoriali - ha fatto i conti in modo più approfondito. Ne esce fuori che il mercato del lavoro europeo trarrà particolare beneficio dall'attuazione dell'Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici. Scommettere sulle energie “green” e investire per contenere le emissioni di CO2 produrrà 2,4 milioni di nuovi occupati.

A livello nazionale, in pole position ci sono Belgio, Spagna e Germania. Solo nel paese iberico il potenziale del fotovoltaico e il conseguente impatto sul settore delle costruzioni si tradurrebbe in 200.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Madrid ha sperimentato all'inizio del secolo un boom dell'energia eolica, che oggi rappresenta quasi la metà dell'energia elettrica rinnovabile prodotta nel paese. Alla fine dell'ultimo decennio, una crescita simile è iniziata nel fotovoltaico, anche se poi ha visto un calo. Ora l’interesse è tornato a salire anche in virtù della prospettiva dell'autoconsumo. I maggiori benefici per il mercato del lavoro – non soltanto per la Spagna - sono dovuti proprio al potenziale di sviluppo dell'energia fotovoltaica, secondo Donald Storrie, capo ricercatore di Eurofound. Lo studio dell’agenzia indica un fattore che darà una spinta ulteriore alla crescita: il calo dei prezzi dell'elettricità previsto grazie allo sviluppo di questa fonte di energia.

I paesi, invece, che beneficeranno meno in termini occupazionali sono quelli che dipendono maggiormente dai combustibili fossili. Così vicini, così lontani: ci sono due paesi europei limitrofi che rappresentano due casi opposti ed eloquenti. La Danimarca, che è già avanti sulla strada delle energie rinnovabili, e la Polonia, molto dipendente dal carbone. Uno studio dello scorso anno dal Joint Research Centre evidenzia che quasi la metà della forza lavoro impiegata nel settore del carbone nell’UE è in Polonia (circa 110.000 lavoratori).

Laddove l’occupazione salirà, l’incremento non sarà comunque netto. Nel senso che, a fronte della crescita nelle rinnovabili, altri comparti perderanno posti di lavoro. Tra questi, il settore minerario e un’altra emorragia occupazionale sarà probabilmente scatenata dalla riduzione della domanda di gas. Il che ricorda quanto sia strategico progettare politiche che tengano conto anche degli effetti occupazionali.

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA

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