.png?box=650x850)
Secondo un rapporto pubblicato il 27 maggio dal Lowy Institute, think tank australiano di riferimento per gli studi geopolitici, i 75 Paesi più poveri del mondo dovranno restituire alla Cina nel 2025 la cifra record di 22 miliardi di dollari. Prestiti che rischiano di soffocare bilanci già fragili, obbligando i governi a tagliare su settori essenziali come sanità, istruzione e lotta ai cambiamenti climatici.
La Cina è il primo prestatore bilaterale al mondo
Gran parte dei finanziamenti sono stati erogati da Pechino attraverso la Belt and Road Initiative, la “Nuova Via della Seta” voluta da Xi Jinping per estendere la presenza economica e strategica cinese in Asia, Africa e America Latina. Lanciata con promesse di sviluppo infrastrutturale e cooperazione, la Bri ha trasformato la Cina nel primo prestatore bilaterale al mondo, raggiungendo un picco di oltre 50 miliardi di dollari nel 2016.
Il lato oscuro della diplomazia del debito
Il Lowy Institute sottolinea come l’enorme volume di debiti contratti possa diventare uno strumento di crescente pressione geopolitica da parte di Pechino, proprio mentre gli Stati Uniti riducono drasticamente gli aiuti allo sviluppo.
Un dilemma globale
Il dossier mette a nudo una realtà scomoda per la comunità internazionale: l’urgenza di nuovi strumenti di cooperazione equa e sostenibile, che non obblighino i Paesi più fragili a scegliere tra ripagare i debiti o garantire servizi essenziali ai propri cittadini. Il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta – o di rottura – nelle relazioni economiche tra Nord e Sud del mondo.