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Nel 2024, i 38 Paesi Ocse hanno emesso debito pubblico per un totale di 15.700 miliardi di dollari, stabilendo un primato storico. Ma a preoccupare non è solo la quantità: il vero allarme arriva dai mercati finanziari, che ora esitano a finanziare i debiti sovrani — persino quelli delle potenze economiche mondiali — se non in cambio di rendimenti più elevati.
Stati Uniti, Francia e Giappone nel mirino
Negli Usa, il debito pubblico è destinato a crescere sensibilmente nei prossimi anni, arrivando a superare persino i livelli record del secondo dopoguerra. In Francia, il rapporto debito/Pil ha toccato il 116%, mentre il Giappone ha ormai superato il 237%. Una montagna di debito che sta diventando insostenibile, soprattutto se il costo per finanziarla continuerà a salire.
Tassi in risalita: il ritorno del rischio sovrano
L’aumento dei tassi a lungo termine — che in alcuni Paesi ha toccato i massimi da quasi vent’anni — riflette il crescente scetticismo degli investitori istituzionali: fondi pensione, assicurazioni e banche centrali non sono più disposte a prestare denaro ai governi alle stesse condizioni del passato. Anche Paesi come Australia e Corea del Sud iniziano ad accusare il colpo.
Il prezzo del debito sarà salato
Secondo George Cole, economista di Goldman Sachs, il problema non è tanto “quanto” debito venga emesso, ma a che prezzo i mercati accetteranno di finanziarlo. Il debito pubblico non scomparirà, ma il suo costo rischia di diventare esplosivo. Per i governi, significa meno margini di manovra, più austerità e tensioni crescenti nei bilanci pubblici.
Il futuro? Più caro e più incerto
L’era del “debito facile” potrebbe essere finita. Se i tassi continueranno a salire, finanziare la spesa pubblica diventerà un peso insostenibile per molte economie avanzate. E l’ombra di una nuova crisi del debito — questa volta non nei Paesi in via di sviluppo, ma nel cuore dell’Occidente — si fa sempre più vicina.