L’inattesa apertura della Bce: tassare i ricchi contro lo shock energetico

Secondo il capo economista della Banca centrale europea, creerebbe meno inflazione rispetto al deficit

L’inattesa apertura della Bce: tassare i ricchi contro lo shock energetico

I salari in Europa, e in particolare in Italia, sono troppo bassi. Che fare? La ricetta potrebbe essere quella di tassare i più ricchi per far pesare meno il caro energia sulle fasce più deboli della popolazione. Il suggerimento, che potrebbe sembrare destinato a essere derubricato come l’ennesima richiesta di qualche formazione politica di sinistra, giunge inaspettatamente dal capo economista della Bce, Philip Lane, intervistato dal quotidiano austriaco ‘Der Standard’.

“Lo shock energetico che stiamo vivendo – spiega Lane – è enorme. Sono le persone più povere a essere maggiormente colpite. Dal punto di vista dell’equità, ma anche da una prospettiva macroeconomica. I governi dovrebbero sostenere il reddito e i consumi delle famiglie e delle imprese che stanno soffrendo di più. La questione principale è se parte di questo sostegno debba essere finanziato da aumenti delle tasse per coloro che stanno meglio. Questo potrebbe assumere la forma di un aumento delle imposte sui redditi più alti o sulle industrie e le imprese che restano altamente redditizie nonostante lo shock energetico. Se si sostiene chi ne ha bisogno attraverso un aumento delle tasse, l’effetto sull’inflazione è minore rispetto all’aumento del deficit”.

Anche Philip Lane dunque riconosce che i salari (che in Italia, unico paese in Europa, sono persino scesi negli ultimi 30 anni) dovranno essere in parte adeguati all’inflazione, ma aggiunge che in questa fase sarebbe errato pensare di poter recuperare interamente il potere d’acquisto perso dalle buste paga, poiché questo comporterebbe un costo eccessivo per le imprese e quindi l’innescarsi della temuta spirale prezzi-salari. Tuttavia, Lane si dice d’accordo con l’accusa rivolta dai sindacati alle aziende secondo cui starebbero alzando i prezzi a prescindere, approfittando dello scenario inflazionistico che rende più giustificabili i rincari.

“Le aziende – aggiunge il capo economista - non dovrebbero aspettarsi lo stesso livello di redditività di quando l’inflazione era bassa. Per tornare a un livello dei prezzi al consumo più contenuto, dobbiamo renderci conto che la redditività delle imprese diminuirà per un po’ e che nemmeno i salari potranno tenere il passo con l’inflazione”.

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