
Un tempo si viaggiava per ammirare Michelangelo, oggi per una pizza fritta. A Venezia, i bacaro tour trasformano la tradizione dei cicchetti in una maratona del gusto per turisti affamati. E persino i ristoratori iniziano a storcere il naso: “Non fa bene a nessuno”, denuncia Confesercenti.
Il boom del turismo del gusto
Nei primi 4 mesi del 2025, il turismo enogastronomico ha generato 9 miliardi di euro. Coldiretti lo conferma: il cibo è la prima ragione per scegliere l’Italia. Ma le città si stanno svuotando di librerie, botteghe e cultura, rimpiazzate da paninerie e vinerie.
Dalla gentrification alla foodification
Benvenuti nell’era della foodification: la trasformazione urbana dove tutto ruota attorno al cibo. Un fenomeno nato a Brooklyn e analizzato in Italia dal collettivo torinese omonimo. “Oggi le città non sono più vissute, sono solo consumate”, denunciano gli autori del libro Foodification.
Quando persino la gentrification ci manca
Nei quartieri “rigenerati” di Palermo, Roma, Napoli, anche i locali dei giovani designer cedono il passo alle catene. La cosiddetta “neo-foodification” cancella ogni autenticità: locali tutti uguali, menù standardizzati e cucina addomesticata per turisti.
Il prezzo della carbonara globalizzata
Siamo vittime e complici: turisti, esercenti, amministrazioni. Il food ha preso il posto del cibo vero, e a forza di semplificare i sapori, anche i cicchetti perdono identità. La cultura è sullo sfondo, e spesso ignorata. A Napoli, davanti a capolavori d’arte, si preferisce una limonata ‘instagrammabile’.